mercoledì 27 ottobre 2021

La danzatrice di Aquileia

Secondo la Treccani, l'ironia può avere lo scopo di deridere scherzosamente o anche in modo offensivo, di rimproverare bonariamente, di correggere, e può essere anche una constatazione dolorosa dei fatti, di una situazione; ci può essere perciò un’ironia bonaria, lieve, fine, sottile, arguta, faceta, o anche amara, fredda, beffarda, pungente, crudele.
Ma stamani mi sono imbattuto in un tipo di ironia che non conoscevo: una battuta, in occasione di una morte, battuta che non aveva alcuna intenzione di deridere, sia pure scherzosamente, la persona morta. Mi è parso un modo di accomiatarsi da un'amica, di dare un buffetto sulla guancia e di ricordare amorevolmente le capacità di quella persona esperta, in vita, di battute scherzose. 
E, allora, vi racconterò della mima Bassilla.
Dagli antichi autori sappiamo che il genere artistico del mimo comprendeva oltre alla recitazione (non sempre su testi, ma dando spazio all’improvvisazione) anche la musica e la danza, e che a chi interpretava il ruolo di attore o di attrice era richiesta una notevole gestualità facciale e corporea, in quanto recitava da muto, privo di quella maschera che, com’è noto, amplificava la voce.
Cosa si rappresentava? Per lo più scene di vita quotidiana con effetti grotteschi e di crudo realismo, o parodie di generi letterari più elevati. Un tipo di spettacolo che, se riusciva altamente gradito al popolo, non sempre raccoglieva i consensi di un pubblico più raffinato; tanto più che le mimae si attiravano anche l’accusa di essere di facili costumi.
Ma ecco la stele ha che attirato la mia attenzione: datata ai primi decenni del III secolo d. C. appartiene a Bassilla, mima e danzatrice di provenienza orientale, che viene ricordata da un’epigrafe in lingua greca dedicatale dall’archimimo e dai colleghi della compagnia teatrale dopo la sua morte, avvenuta nel teatro aquileiese nella prima metà del III secolo d.C..
L’epigrafe fa cenno alle sue abilità artistiche, esibite nei teatri di molte città tra cui Aquileia, abilità grazie alle quali si era meritata il titolo di “decima Musa”.
Il suo busto-ritratto scolpito a rilievo in un medaglione ovale la mostra con una pettinatura “ad elmo” tipica dell’epoca dei Severi e indossante chitone e peplo, da cui fuoriesce la mano destra con l’indice e il medio tesi nel gesto oratorio. 
Ed ecco il testo dell'epigrafe:

"Il bravissimo attore Eraclide donò questo monumento
a colei che in passato, in molti luoghi e in molte città, colse
sulla scena scroscianti applausi per il versatile talento nel
recitare e nel danzare,
e fu valentissima e squisita nel mimo,
a colei che spesso sulle scene morì, 
ma mai come questa volta:
alla mima Bassilla, decima Musa. 
Anche da morta essa ottenne un onore 
uguale a quello che godeva da viva 
poiché il suo corpo riposa in un suolo sacro alle Muse. 
I tuoi colleghi ti dicono:
"Stai di buon animo, Bassilla, nessuno è immortale!"

Per chi avesse interesse ad approfondire il tema degli spettacoli scenici in età tardoantica, consiglio vivamente il link sotto indicato.

https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fedizionicafoscari.unive.it%2Fmedia%2Fpdf%2Fbooks%2F978-88-6969-390-8%2F978-88-6969-390-8-ch-16.pdf&psig=AOvVaw0JPls9QOZzc9YGDLqpet2V&ust=1635057026048000&source=images&cd=vfe&ved=0CAgQjRxqFwoTCJjpmZf03_MCFQAAAAAdAAAAABBP

Fonte: https://www.facebook.com/francottaviani.72