martedì 9 novembre 2021

Caracalla

CARACALLA

Origine del soprannome

L’uomo che divenne imperatore di Roma nel 198 d. C. dopo la morte di Settimio Severo, fu suo figlio Marco Aurelio Antonino Augusto, che si spartì il potere con il fratello Geta, quasi nessuno ricorda questo nome, poiché da secoli egli è noto come Caracalla.

Esso deriva da un capo di abbigliamento.L’Imperatore infatti, era solito indossare la “caracalla”, un ampio e lungo mantello militare dotato di cappuccio proprio delle popolazioni celtiche.

Per Marco Aurelio Antonino divenne un tratto distintivo al punto tale da venire identificato con esso e da rendere un tutt’uno la sua persona e l’indumento che amava di più.

Caracalla fu il primo ad introdurre il mantello dei Galli nell’Impero, lanciando di fatto una moda che si protrasse per secoli.

La fanciulla di 1500 anni

So bene, come sanno gli amici, che è molto facile scadere dall'archeologia alla fantarcheologia. Ma quello che segue ce lo racconta un fior di professionista non abituato certamente a credere a "favolette". Non può testimoniarlo di persona ma riporta scritti e lettere di uomini degni di fede che erano presenti al fatto. Ma non vi voglio tenere ancora in sospeso; leggete quello che ha scritto e riportato il Lanciani in Roma Pagana e Cristiana, Newton&Compton Editori, 2004: ------ 
"Tra le molte scoperte che hanno avuto luogo nei cimiteri che costeggiano la "Regina viarum", quella fatta il 16 aprile del 1485, durante il pontificato di Innocenzo VIII, rimase insuperata. 
Ci sono stati tantissimi resoconti pubblicati dai moderni scrittori su questo evento straordinario, ma può interessare i miei lettori imparare come sono andati i fatti passando in rassegna l’evidenza che emerge dalla loro semplicità originale. Citerò solo testimonianze che ci permettono di accertare cosa è realmente accaduto in quel memorabile giorno. Il caso in sé stesso è talmente unico che non ha bisogno di amplificazioni o dell’aggiunta di dettagli immaginari.  
Consultiamo per primo il diario di Antonio di Vaseli: 
"Oggi, 16 aprile 1485, è arrivata a Roma la notizia che è stato trovato in una fattoria a Santa Maria Nova, nella campagna vicino al Casale Rotondo, un cadavere sepolto un migliaio di anni fa.... I Conservatori di Roma mandarono a Santa Maria Nova una bara di ottima fattura ed un gruppo di uomini per il trasporto del corpo in città. Il corpo è stato esposto nel Palazzo dei Conservatori ed una grossa folla di cittadini e nobiluomini è accorso per vederlo. Il corpo sembra essere ricoperto da una sostanza gelatinosa, un miscuglio di mirra ed altre sostanze oleose, che attraggono sciami di api. Il citato corpo è intatto. I capelli sono lunghi e forti; le ciglia, gli occhi, il naso e le orecchie sono immacolate, al pari delle unghie. Sembra essere il corpo di una donna, di buona corporatura; la sua testa è coperta da una leggera cuffia intessuta con fili d’oro, molto bella. I denti sono bianchi e perfetti; la carne e la lingua hanno mantenuto il loro colore; se però si toglie la sostanza gelatinosa, la carne si annerisce in meno di un’ora. Si è cercato con attenzione nella tomba in cui è stato trovato il corpo, nella speranza di trovare l’epitaffio con il suo nome; deve essere stato quello di una persona illustre, perché solo una persona nobile e ricca poteva permettersi di essere sepolta in un sarcofago così costoso, ricoperta di preziosi unguenti". 
Da una lettera di messer Daniele da San Sebastiano, datata MCCCCLXXXV (1485):
"Durante gli scavi fatti sulla Via Appia per cercare pietre e marmi, sono state scoperte tre tombe di marmo in questi ultimi giorni, sepolte 3,60 metri sotto terra. Una era di Terenzia Tulliola, figlia di Cicerone; l’altra era priva di epitaffio. Una di loro conteneva il corpo di una giovane, intatto in tutte le sue membra, ricoperto dalla testa ai piedi da una sostanza aromatica, spessa 2,5 cm. Rimuovendo questo rivestimento, che crediamo fosse composto da mirra, incenso, aloe ed altre preziose sostanze, è comparso alla vista un volto, così bello, così affascinante che, sebbene la ragazza fosse morta da almeno 1500 anni, sembrava essere stata deposta proprio quel giorno. La spessa massa di capelli, riunita in uno nodo superiore, secondo l’antico uso, sembrava essere stata appena pettinata. Le palpebre potevano essere sollevata e richiuse; le orecchie ed il naso erano così ben conservati che, dopo essere state deformate leggermente, tornavano immediatamente al loro posto. Esercitando della pressione sulle guance il colore scompariva come in un corpo vivo. Si poteva vedere la lingua tra le labbra rosa; le articolazioni delle mani e dei piedi conservavano ancora la propria elasticità. L’intera Roma, uomini e donne fino al numero di ventimila, visitarono la meraviglia di Santa Maria Nova quel giorno. Mi preme rendervi edotti su questo evento, perché voglio che sappiate quanto gli antichi tenessero a preparare per l’immortalità non solo le loro anime ma anche i loro corpi. Sono certo che se aveste avuto il privilegio di presenziare a questo avvenimento, il vostro piacere sarebbe stato pari allo stupore". 
Da una lettera datata Roma, 16 Aprile del 1485, tra le carte di Schedel nel Codice 716 della Biblioteca di Monaco: 
"Conoscendo la vostra bramosia per le nuove notizie, vi mando quella di una scoperta appena fatta sulla via Appia, cinque miglia fuori dalla porta, in un luogo chiamato Statuario (lo stesso di S. Maria Nova). Alcuni operai intenti a ricercare pietre e marmi hanno scoperto una cassa marmorea di grande bellezza con un corpo femminile all’interno, con uno nodo di capelli dietro la testa, secondo una moda oggi in auge presso gli Ungheresi. Era coperta con una cuffia intessuta d’oro e legata con lacci d’oro. La cuffia e i lacci furono rubati al momento della scoperta insieme ad un anello che la ragazza indossava all’indice della mano sinistra. Gli occhi erano aperti ed il corpo conservava ancora una tale elasticità che la carne si ritirava se premuta, riprendendo immediatamente la forma precedente. Il corpo era estremamente bello; apparentemente era quello di una ragazza di circa 25 anni. Molti la identificano con Tulliola, figlia di Cicerone ed io sono pronto a crederlo perché ho visto, lì vicino, una lapide con il nome di Marco Tullio e perché è noto che Cicerone possedeva dei terreni nelle vicinanze. Ma non importa di chi fosse figlia, era certamente nobile e di famiglia ricca. Il corpo doveva il suo stato di conservazione ad un rivestimento oleoso spesso 5 cm, composto di mirra, balsamo e olio di cedro. La pelle era bianca, soffice e profumata. Le parole non possono descrivere il numero e l’eccitazione delle moltitudini di persone corse ad ammirare questa meraviglia. Per facilitare ciò, i Conservatori acconsentirono a che il corpo venisse trasportato sul Campidoglio. Sembrava quasi che si potesse guadagnare l’indulgenza e la remissione dei peccati salendo sul Colle, tanto grande era la folla, soprattutto di donne, accorsa all’esposizione. 
La cassa marmorea ancora non è stata trasportata in città, ma mi è stato riferito che sopra vi sono incise le seguenti parole:  
’Qui giace Giulia Prisca Seconda. Visse 26 anni ed un mese. Non ha avuto alcuna colpa, se non quella di morire' 
Sembra che inciso sulla stessa cassa sia scolpito anche un altro nome, quello di Claudio Ilaro, morto a 46 anni. Se dobbiamo credere alle voci che corrono, gli scopritori del corpo sono fuggiti portando con sé un grande tesoro".  
Ed ora lasciamo che il lettore guardi questa misteriosa ragazza. Il disegno che vedete rappresenta il suo corpo quando fu esposto nel Palazzo dei Conservatori ed è eseguito sulla base di uno schizzo originale nel Codice n° 1174 di Ashburnham. 
Celio Rodigino, Leandro Alberti, Alessandro di Alessandro e Corona ci forniscono altri interessanti particolari:— 
Gli scavi furono eseguiti dai monaci di Santa Maria Nova (l’odierna S. Francesca Romana) a 5 miglia dalla porta. La tomba si trovava sul lato sinistro, cioè orientale, della strada e si ergeva sopra il livello stradale. Il sarcofago era inserito nei muri di fondazione e il suo coperchio era sigillato con piombo fuso. Appena questo fu aperto i presenti avvertirono un intenso odore di mirra e trementina. Il corpo viene descritto come ben composto all’interno della cassa, con braccia e gambe ancora flessibili. I capelli erano biondi e tenuti insieme da una fascia (infula) intessuta d’oro. Il colore della pelle era del tutto roseo. Gli occhi e la bocca erano parzialmente aperti e se si tirava fuori la lingua con delicatezza, questa tornava al suo posto da sola. Durante i primi tre giorni di esposizione sul Campidoglio questa meravigliosa reliquia non diede alcun segno di decomposizione. Dopo un certo tempo, però, l’azione dell’aria iniziò a farsi sentire e la faccia e le mani diventarono nere. Sembra che la cassa sia stata posta sulla cisterna del Palazzo dei Conservatori per consentire alla folla di visitatori di girarvi intorno e di guardare la meraviglia con più facilità. Celio Rodigino dice che si notarono i primi segni di putrefazione al terzo giorno; egli attribuisce la decomposizione più alla rimozione del rivestimento protettivo che all’azione dell’aria. Alessandro di Alessandro dice che l’unguento che riempiva il fondo della cassa emanava un fresco profumo. 
Questi diversi racconti sono senza dubbio dettati dall’eccitazione del momento, tuttavia concordano tutti su molti dettagli della scoperta: sulla data, sul luogo della scoperta e sulla descrizione del cadavere.
Chi era dunque la ragazza di cui si era tentato di conservare i resti con estrema cura? 
Pomponio Leto, l’archeologo più insigne dell’epoca, espresse l’opinione che poteva trattarsi di Tulliola, figlia di Cicerone, o di Priscilla, moglie di Abascanto, la cui tomba sulla via Appia è descritta da Stazio (Sylv. V. i. 22). Entrambe le ipotesi sono errate. La prima è confutata dal fatto che il corpo era quello di una ragazza molto giovane, mentre sappiamo che Tulliola morì di parto all’età di 32 anni. Inoltre, non c’è alcun documento che provi che Cicerone possedesse una tomba di famiglia al sesto miglio della via Appia. La tomba di Priscilla, moglie di Abascanto, un liberto tenuto in grande considerazione da Domiziano, è ubicata da Stazio vicino al ponte sull’Almo (Fiume Almone, Acquataccio) quattro miglia e mezza più vicino alla porta di fronte alla Cappella del Domine quo vadis dove è stata ritrovata e scavata due volte: la prima nel 1773 da Amaduzzi, la seconda nel 1887, sotto la mia supervisione. L’unico indizio degno di nota è quello fornito dalla lettera di Pehem, oggi alla Biblioteca di Monaco, del 15 aprile, ma anche questo non porta alla soluzione. L’iscrizione che, si disse, citava il nome e l’età della ragazza, è del tutto vera e debitamente registrata nel "Corpus Inscriptionum", al n 20.634. 
E’ quella che segue:- 
D • M
IVLIA • L • L • PRISCA
VIX • ANN • XXVI • M • I • D • I •
Q • CLODIVS • HILARVS
VIX • ANN • XXXXVI
NIHIL • VNQVAM • PECCAVIT
NISI • QVOD • MORTVA • EST
 "Agli dei degli inferi. [qui giace] Giulia Prisca, liberta di Lucio Giulio, che visse 26 anni,un mese e un giorno; [e anche] Q. Clodio Ilaro, che visse 46 anni. Ella non commise nulla di sbagliato, eccetto morire". 
 Pehem, Malaguy, Fantaguzzi, Waelscapple e tutti gli altri affermano all’unisono che l’iscrizione fu trovata insieme al corpo il 16 aprile del 1485, ma sono tutti in errore. Era stata vista e copiata, almeno 22 anni prima, da Felice Feliciano di Verona, e può essere trovata nella collezione manoscritta di antichi epitaffi che egli dedicò ad Andrea Mantegna nel 1463. 
Il numero di iscrizioni spurie connesse arbitrariamente all’episodio del ritrovamento è notevole. Giorgio di Spalato (1484-1545) fornisce la seguente versione di quella appena riportata nei suoi diari manoscritti, oggi a Weimar: 
"Qui giace la mia unica figlia Tulliola, che non ha commesso alcun danno, eccetto morire. Marco Tullio Cicerone, il suo infelice padre, ha eretto questo memoriale" 
La povera ragazza, il cui nome e la cui condizione sociale non si conosceranno mai ed il cui corpo era sfuggito così miracolosamente alla distruzione per 1.200 anni, fu trattato in maniera ignominiosa dai suoi scopritori del 1485. Ci sono due versioni sulla sua ultima sorte. Secondo la prima, Papa Innocenzo VIII, per porre un freno all’eccitazione ed alle superstizioni dei cittadini, costrinse i Conservatori a trasportare di notte il corpo fuori dalla Porta Salaria ed a seppellirlo in gran segreto ai piedi delle mura della città. L’altra versione dice che fu gettata nel Tevere. Entrambe le ipotesi hanno lo stesso grado di probabilità. 
Com’è diverso il comportamento che abbiamo oggi di fronte a tali scoperte!"
C'è da aggiungere che questi riportati dal Lanciani non sono gli unici resoconti dell'accaduto, anzi ne esistono molti altri, qualcuno più fantasioso qualcun altro in linea con quelli citati. Lo stesso Lanciani mi sembra sbalordito ma propenda per ritenere vera la cosa anche se non azzarda alcuna spiegazione. E voi cosa ne pensate?

Fonte: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.810695279051109&type=3

martedì 2 novembre 2021

SUL PERCHÈ GLI ITALIANI SONO ROMANI

SUL PERCHÈ GLI ITALIANI SONO ROMANI

Gli Italiani sono Romani per il semplice motivo che, molto probabilmente, senza Roma nè l'Italia nè gli Italiani sarebbero mai esistiti come Nazione e come popolo.
Intanto diciamo subito che l'Italia nasce dalla Guerra Italica combattuta dagli Italici contro Roma per ottenere la Cittadinana Romana che verrà estesa a tutta la Penisola fino al Rubicone... poi Ottaviano Augusto la estenderà fino alle Alpi dando vita all'Italia che ancora vediamo.
Ma molti dei popoli preistorici d,'Italia sarebbero probabilmente scomparsi senza Roma o comunque sarebbero stati sottomessi da popolazioni straniere che avrebbero quasi completamente occupato i territori che costituiscono oggi l'Italia come del resto accadrà mille anni dopo a seguito della caduta di Roma...
Pensiamo ai Cartagunesi che occupavano già buona parte della Sicilia Occidenrale e della Sardegna, agli Elleni che si erano insediati saldanenre lungo tutte le coste del Meridione e della Sicilia Orientale ed ai Celti che avevano già cacciato i Liguri e gli Etruschi dalla Pianura Padana calando verso sud fino al Piceno e giungendo lungo il corso del Tevere addirittura a saccheggiare Roma con i Galli Senoni di Brenno.
Fu Roma che ,alleata con gli Italici e parte degli Etruschi, riuscì a fermare l'avanzata di queste genti straniere liberando i territori da esse occupati in modo particolare con le Guerre Puniche.
Gli Italiani sono Romani per il semplice motivo che senza Roma non sarebbero mai esistiti come probabilmente senza Roma non ci sarebbe stato nessun Risorgimento...
Ed oggi più che mai solo compattandosi attorno alla Civiltà della Roma Repubblicana possono sperare di sconfiggere la barbarie che li sta soffocando...
Fonte: https://m.facebook.com/groups/294955221142611/permalink/887929351845192/