sabato 20 agosto 2022

Il tempio di Giove Capitolino a Roma

IL TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO, A ROMA 

Il Tempio di Giove Capitolino o Giove Ottimo Massimo o Aedes Iovis Optimi Maximi Capitolini è uno dei primi templi “romani” e la prima struttura dell’edificio sacro più importante di Roma è un adattamento di un tempio di matrice architettonica etrusca, solitamente denominato tuscanico, secondo la felice tradizione fondata dall’architetto romano Vitruvio.

I tratti distintivi dei templi romano/tuscanici sono l’alto podio, un profondo pronao sostenute da colonne in un largo intercolumnio, una o più celle sacre dedicate alle divinità dietro il pronao, un tetto a doppio spiovente con frontoni e spessi cornicioni aggettanti. La parte sopraelevata del tempio è solitamente lignea, con colonne in stile tuscanico-dorico, con tetto ricoperto da tegole in terracotta, tenute ferme da coppi terminanti con le grandi e caratteristiche antefisse dipinte. Rivestimenti, opere plastiche, il trave principale e i frontoni sono di terracotta vivacemente dipinta.

La facciata del tempio è rivolta verso l’altare e il temenos, il recinto sacro, anch’esso dedicato a una o più divinità, di fondamentale importanza per i riti religiosi etrusco-romani.

Oltre a Giove, il tempio è dedicato alla Triade Capitolina composta anche da Giunone e Minerva (le tre divinità corrispondono agli etruschi Tinia, Uni e Mnivria), posto sul colle Capitolino e consacrato, secondo la tradizione, nel 509 a.C., anno comunemente indicato come l’inizio della Repubblica romana.

Edificio possente (62,25 mt x 53,30 di superficie), ha una concezione di tempio come edificio monumentale e non come solo recinto sacro (templum) della primitiva tradizione italica; costruzione bassa ma, come indicato, estesa, suddiviso in triplice cella e con il muro posteriore continuo su tutta la larghezza dell’edificio. Questo tempio, costruito in epoca ancora arcaica, dimostra chiaramente che raramente la relazione tra Grecia e Roma sia semplicemente quella tra maestra e allieva!

Con lo sviluppo delle tecniche costruttive romane, con la progressiva sostituzione degli alzati in legno con materiali litici tra cui il laterizio, il travertino o l’opera cementizia rivestita in modo incerto o regolare, con l’adattamento di proporzioni e di particolari superficiali al nuovo gusto italo-ellenistico,  anche il Tempio di Giove subisce le opportune modifiche: distrutto da un incendio nell’83 a.C., è ricostruito e dedicato nel 69 a.C. dal console Quinto Lutazio Catulo (il costruttore del Tabularium). La pianta rimane la stessa ma le proporzioni differenti, meno slanciate di altri coevi, sono aggiunti numerosi particolari classici, fra cui le colonne di marmo che Silla ha tolto dal Tempio incompleto di Zeus Olimpio ad Atene.

Con l’avvento di Augusto inizia un nuovo periodo nella storia dell’architettura classica e anche il Tempio capitolino subisce i restauri dell’imperatore. Svetonio, nel De vita Caesarum, Augustus, 30, narra che l’imperatore dona al tempio oltre sedicimila libbre d’oro, con pietre preziose e perle per un valore di cinquanta milioni di sesterzi!

Le sorti del tempio, nei secoli successivi, sono segnate dal Cristianesimo e dalle orde vandale di Genserico che riducono a rovina la struttura.

Dell’antico tempio oggi abbiamo resti molto scarsi: ne rimangono tre angoli e ampie parti delle sostruzioni in blocchi di opera litica quadrata. Alcune decorazioni del tempio originario sono state rinvenute nel 2014, permettendo di ricostruire l’aspetto del tempio nella sua seconda fase decorativa.


mercoledì 17 agosto 2022

10 COSE SU GIULIO CESARE..

10 COSE SU GIULIO CESARE veloci..veloci
Perdeva spesso conoscenza, come durante la battaglia di Tapso Giulio Cesare svenne e dovette essere portato lontano dal campo di battaglia. Gli antichi attribuivano la causa al morbo sacro, l'epilessia, di recente analisti e medici hanno avanzato l'ipotesi che si trattasse invece di leggeri ictus dovuti a problemi circolatori (ischemie?) che potrebbero aver provocato micro lesioni al cervello, cosa questa che spiegherebbe anche i comportamenti non troppo equilibrati che il dittatore andava assumendo negli ultimi tempi di vita.
Si difese con uno stilus quando i congiurati lo assassinarono, e con questo colpì ad un braccio proprio Bruto, il figlio della sua amante Servilia e che le chiacchiere di Roma dicevano che poteva essere suo figlio naturale. Cesare come tutti i romani istruiti portava sempre con sé una tabula cerata ed uno stilus per poter prendere appunti durante le riunioni.
Falsificò gli Annales ed i Commentari dei Re inserendovi un procedimento inesistente fino al I sec. a.C., duoviri perduellionis ovvero alto tradimento verso lo stato, per accusare e far condannare dopo 40 anni Gaio Rabirio per la congiura contro il tribuno della plebe Saturnino ucciso nel 100 a.C. Rabirio fu difeso da Cicerone (Pro Rabirio) che riuscì a farlo scagionare.
Progettò di deviare il corso del Tevere e per farlo aveva fatto inserire nella lex de Urbe augenda la disposizione che nel complesso degli interventi per la riorganizzazione urbanistica di Roma, doveva essere tagliato il meandro che racchiudeva il Campo di Marte che troppo frequentemente subiva inondazioni.
Aveva una grande passione per la poesia: sin da giovane diede prova delle sue qualità di scrittore, compose il poema Elogio di Ercole e una tragedia Oedipus, ma i suoi interessi di studente erano anche per l'oratoria e scrisse De Divinatione che era una raccolta dei dibattiti preliminari per la scelta degli accusatori nei processi.
Emanò la Lex Julia municipalis che vietava la circolazione dei carri nel Foro. Può essere considerata una disposizione precorritrice di tutti i moderni divieti di accesso alle auto nei centri storici, tuttavia occorre ricordare che a Roma da sempre era vietato entrare all'interno del pomerium, il recinto sacro della città, non solo ai carri trainati ma anche ai cavalli montati; unica eccezione era la celebrazione del trionfo.
Detestava i peli superflui che eliminava depilandosi. Svetonio racconta che Cesare oltre a radersi e tagliarsi i capelli con regolarità, era solito farsi depilare e se una tale abitudine per lo storico era una manifestazione del carattere vanitoso dell'uomo, vale ricordare che la pratica era molto diffusa tanto che nelle terme c'era un addetto alla depilazione degli uomini.
Aveva un piccolo tesoro di 200 milioni di sesterzi che aveva lasciato in custodia nel sacello della Dea Opis nei pressi del Tempio di Saturno. Di quel tesoro si impadronì Antonio nei giorni successivi alla morte di Giulio Cesare.
Apprezzava l'ironia e la satira. Sin da giovane aveva raccolto in un poemetto, Dicta Collectanea, le facezie mordaci di cui gli oratori infarcivano le loro difese nel Foro e tra questi primeggiava Cicerone che ci compiaceva della preferenza che Cesare gli accordava. Continuò a raccoglierle durante tutta la sua vita sia copiandole dagli Acta istituiti nel 59 a.C. sia trascrivendole dai racconti di coloro che erano presenti alle orazioni.
Il luogo esatto dove fu ucciso venne sepolto sotto 20 metri cubi di cemento.Fu Ottaviano quando prese il potere a Roma a volere che nello spazio della Curia di Pompeo dove il padre adottivo era stato pugnalato fosse eretto una sorta di memoriale. Il luogo esatto dove Cesare cadde fu racchiuso in una struttura rettangolare di tre metri per due poi colmata di cemento ed oggi è individuabile tra i ruderi dell'Area Sacra di Largo Argentina.


giovedì 11 agosto 2022

L' esilio di Giulia

“Giulia fu esiliata ed imprigionata sull’isola di Pandataria - odierna Ventotene - nel Tirreno, a più di trenta miglia dalla costa laziale. Sull’isola, piccolissima, ebbe la compagnia solo della madre Scribonia che aveva chiesto di accompagnarla. […] non poteva più vedere o parlare con nessuno e fu costretta a vivere senza più agi o lussi di alcun genere. Con un’alimentazione che le garantisse la sola sussistenza, senza svaghi, senza scopi, dovette presto sentirsi come già morta. Una condanna terribile che lascia sgomenti e increduli.”



Fonti:
Tratto da: Fumagalli A., “Tiberio. Principe indesiderato imperatore per forza”