venerdì 7 giugno 2024

I SIGNIFICATI NASCOSTI DEL CIRCO MASSIMO


Ogni cosa all'interno del Circo Massimo avevano la sua funzione, anche e soprattutto sacrale.

Ad esempio, la curva sud-orientale della pista del Circo Massimo si snodava tra due antichi santuari, vestigia di un tempo arcaico anteriore allo sviluppo formale del celebre Circo.

Sul confine esterno della curva, eretto in onore della dea eponima della valle, sorgeva il santuario di Murcia. Questa divinità, poco nota, si legava alla dea Venere, all'arbusto di mirto, a una sorgente sacra, al ruscello che attraversava la valle e alla cima minore del Colle Aventino. All'interno della stessa curva, un altro santuario, sotterraneo e nascosto, era dedicato a Conso, un dio minore dei depositi di grano, connesso alla dea Cerere e all'oltretomba.

La tradizione narra che Romolo stesso scoprì questo luogo sacro poco dopo la fondazione di Roma, creando la festa dei Consualia per radunare i vicini Sabini. Durante le celebrazioni, che includevano corse di cavalli e abbondanti bevute, gli uomini di Romolo rapirono le donne sabine, dando origine al famoso mito del Ratto delle Sabine.

La larghezza della pista era probabilmente determinata dalla distanza tra i santuari di Murcia e Conso all'estremità sud-orientale, mentre la lunghezza si misurava dalla distanza tra questi due santuari e l'Ara Maxima di Ercole, che si dice fosse più antica della stessa Roma e situata dietro il punto di partenza del Circo.

La posizione del santuario di Conso alla curva della pista richiamava i santuari dedicati a Poseidone negli ippodromi greci. Con il passare del tempo, l'altare di Conso, quale uno degli dei patroni del Circo, fu incorporato nella struttura della curva sud-orientale. Il ruscello di Murcia, parzialmente coperto per formare una barriera divisoria tra i giri di boa, mantenne o ricostruì il suo santuario. Nel tardo periodo imperiale, sia la curva sud-orientale sia il circo stesso erano talvolta noti come Vallis Murcia.

I simboli utilizzati per contare i giri delle corse avevano un significato religioso. Castore e Polluce, nati da un uovo, erano patroni dei cavalli e dei cavalieri. L'uso successivo dei contatori di giri a forma di delfino rafforzava le associazioni tra le corse, la velocità e Nettuno, dio dei terremoti e dei cavalli; i Romani credevano che i delfini fossero le creature più veloci di tutte. Quando i Romani adottarono la Grande Madre frigia come divinità ancestrale, una sua statua a cavallo di un leone fu eretta all'interno del circo, probabilmente sulla barriera divisoria.

I culti del Sole e della Luna erano rappresentati al Circo sin dalle sue prime fasi. Nell'era imperiale, il dio del Sole divenne il patrono divino del Circo e dei suoi giochi. Il suo sacro obelisco torreggiava sull'arena, situato nella barriera centrale, vicino al suo tempio e alla linea del traguardo. Egli era l'ultimo auriga vittorioso, guidando il suo carro a quattro cavalli attraverso il circuito celeste dall'alba al tramonto. La sua compagna Luna guidava il suo carro a due cavalli; insieme rappresentavano il movimento prevedibile e ordinato del cosmo e il circuito del tempo, analoghi alla pista del Circo.

Il tempio di Luna, probabilmente costruito molto prima di quello di Apollo, bruciò nel Grande Incendio del 64 d.C. e non fu mai sostituito. Il suo culto era strettamente identificato con quello di Diana, che sembra essere stata rappresentata nelle processioni che aprivano i giochi del Circo, e con Sol Indiges, solitamente identificato come suo fratello. Dopo la perdita del suo tempio, il suo culto potrebbe essere stato trasferito al tempio di Sol sulla barriera divisoria, o a uno accanto ad esso; entrambi erano aperti al cielo.

FONTI
Roller, Lynn Emrich, In Search of God the Mother: The Cult of Anatolian Cybele, University of California Press
Humphrey, John H. (1986). Roman Circuses: Arenas for Chariot Racing