sabato 25 maggio 2019

Le Terme di Caracalla


LE TERME DI CARACALLA

Le "Thermae Antoninianae", note come TERME DI CARACALLA, sono uno dei più grandi e meglio conservati complessi termali dell’antichità. Costruite nella parte Meridionale di ROMA per iniziativa dell' IMPERATORE CARACALLA che inaugurò l'edifico centrale nel 216 d.C.

DOVE SORGEVANO LE TERME DI CARACALLA

Queste terme dovevano essere usate principalmente dai residenti della I, II e XII regione augustea, cioè di tutta quell'area della città di Roma compresa tra il Celio, l'Aventino e il Circo Massimo, in un'area adiacente al tratto iniziale della via Appia, a circa 400 m al di fuori dell'antica porta Capena e poco a sud del venerato bosco delle Camene.

Il Complesso dovevano essere delle nuove terme rispetto a quelle di Adriano, tanto che queste vennero usate come esempio di "terme imperiali ". Quelle di Carcalla sono simili a quelle di Traiano, cioè presentano un vasto recinto quadrangolare adibito a servizi vari, e racchiude un giardino, un corpo centrale contenente gli spogliatoi, le sale da bagno e le palestre; solo che il tutto doveva essere più grande e imponetene rispetto a quelle adrianee.

E così che le Terme di Caracalla divennero le più imponenti mai edificate nell'Impero romano fino all'inaugurazione delle terme di Diocleziano nel 306.

Va detto che le Terme di Caracalla continuarono a svolgere la loro attività per molti anni, dopo i lavori di restauro voluti da altri imperatori come Aureliano, Diocleziano, Teodosio e in ultimo dal re goto Teoderico (493-526). Polemio Silvio, nel V secolo, le citava come una delle sette meraviglie di Roma, famose per la ricchezza della loro decorazione e delle opere che le abbellivano. Durante la guerra gotica (535-553), in seguito al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige, re dei Goti, dal 537 le terme cessarono di funzionare.

CARACALLA E LA LORO COSTRUZIONE

Secondo un'ipotesi, criticata, la costruzione del complesso fu avviata nel 206 da Settimio Severo, capostipite della dinastia dei Severi; le terme furono inaugurate però nel 216 da suo figlio Caracalla, salito al trono nel 211, senza che i lavori fossero del tutto ultimati: i successori Eliogabalo (218-222) ed Alessandro Severo (222-235) si interessarono alla costruzione e decorazione del recinto esterno dell'edificio.

Per l'approvvigionamento idrico delle terme nel 212 fu creata una diramazione dell'Acqua Marcia, chiamata aqua Antoniniana, che valicava la via Appia appoggiandosi sul preesistente arco di Druso. Per la realizzazione del complesso fu necessario abbattere gli edifici preesistenti e sbancare un ampio settore della collina, colmando con la terra di risulta il lato opposto fronteggiante la via Appia. L'accesso al grandioso complesso fu garantito dalla via Nova.

ENTRIAMO NELLE TERME

La pianta rettangolare è tipica delle “grandi terme imperiali”. Le terme non erano solo un edificio per il bagno, lo sport e la cura del corpo, ma anche un luogo per il passeggio e lo studio.

Si entrava nel corpo centrale dell’edificio da quattro porte sulla facciata nord-orientale. Sull'asse centrale si possono osservare in sequenza il calidarium, il tepidarium, il frigidarium e le natatio; ai lati di questo asse sono disposti simmetricamente attorno alle due palestre altri ambienti.

Per le Terme di Caracalla è stato possibile ricostruire, sia pure in parte, le decorazioni originarie. Le fonti scritte parlano di enormi colonne di marmo, pavimentazione in marmi colorati orientali, mosaici di pasta vitrea e marmi alle pareti, stucchi dipinti e centinaia di statue e gruppi colossali, sia nelle nicchie delle pareti degli ambienti, sia nelle sale più importanti e nei giardini.

TERME DI CARACALLA E LA loro STORIA DOPO L'IMPERO

Abbandonato e riutilizzato a varie riprese anche a fini abitativi  per esempio la parte centrale fu utilizzata come xenodochio, mentre l'area circostante fu usata come cimitero per inumazioni,  l'intero complesso venne infine sfruttato come zona agricola, vigneto in particolare.

Dal VI secolo i suoi marmi e statue vennero prese per abbellire altri edifici come Il duomo di Pisa, la basilica di Santa Maria in Trastevere ( che contengono, ad esempio, strutture architettoniche prelevate dall'area termale).

Con gli scavi del XVI secolo voluti da papa Paolo III si rinvennero delle  statue sopravvissute all'abbandono medioevale.  Molte di queste opere trovate entrarono nella collezione Farnese, altre, per vicende ereditarie e dinastiche, andarono a Napoli come la scultura del "Toro Farnese" ora al Museo archeologico nazionale di Napoli. L'ultima colonna intera venne rimossa nel 1563 per essere donata da papa Pio IV al primo granduca di Toscana Cosimo I de' Medici, che la fece collocare al centro di piazza Santa Trinità a Firenze dove divenne la colonna della Giustizia.

Anche nel XIX secolo furono condotti nel sito numerosi scavi. Nel 1901 e nel 1912 furono liberati i sotterranei, lavoro che continuò nel 1938, quando si scoprì il Mitreo, il più grande esempio conosciuto a Roma.







lunedì 20 maggio 2019

Gli onori a Germanico e la tabula Tifernas Tiberina


Nel 1966, lungo gli argini del Tevere nei pressi di Città di Castello – splendida cittadina dell’Umbria – venne rinvenuta una tavola in bronzo di notevoli dimensioni in cui si parlava di un arco marmoreo da erigere a Roma, nel Circo Flaminio, e da dedicare alla memoria di Germanico Cesare, morto ad Antiochia il 10 ottobre del 19 d.C.

GLI ONORI A GERMANICO NELLA TABULA TIFERNAS TIBERINA
Il reperto non ebbe grossa considerazione, finché la dott.ssa Mafalda Cipollone non la riscoprì all’interno dei depositi del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria – verificandone la sovrapponibilità con la Tabula Siarensis, altra eprigrafe recuperata nel 1982 in due frammenti provenienti dal sito dell’antica Siarum, colonia romana a 15 km da Utrera,nella provincia di Siviglia, e recante le disposizioni votate dal Senato di Roma nel 19 d.C. a proposito degli onori funebri da tributare a Germanico.

Dei tributi a Germanico ci parla anche Tacito nel secondo libro degli Annales, al capitolo 83 e ne sono testimoni altre epigrafi, di seguito la parte interessante degli onori, direttamente dalla traduzione della dott.ssa Cipollone.

..Si decise di erigere un arco marmoreo nel Circo Flaminio a spese [pubbliche] e un accesso al luogo in cui statue al Divo Augusto e alla domus Augusta furono [dedicate] da Caio Norbano Flacco, con le immagini delle genti sconfitte, e che sulla facciata di questo arco si scri-vesse: “Il Senato e il popolo Romano [costruirono] questo monumento alla memoria di Germanico Cesare, il quale, vinti in guerra i Germani e respintili [poi?] dalla Gallia, e recuperate leinsegne militari e vendicato l’[ignobile] inganno dell’esercito del popolo Romano, regolato lostato delle Gallie, mandato come proconsole nelle province transmarine [d’Asia?], a formare quelle e i regni di quella regione su incarico di Tiberio Cesare Augusto, [sottomesso] il re del-l’Armenia, non risparmiando la sua fatica prima di entrare trionfante nell’Urbe per decreto del Senato, era morto per lo Stato”; e che sopra questo arco si collocasse la statua di Germanico[Cesare] sul carro trionfale e ai suoi lati le statue di D[ruso Germanico, suo padre] naturale, fra-tello di Tiberio Cesare Augusto, e di sua madre Antonia [e della moglie Agrippina e di Li]via,sua sorella, e di Tiberio Germanico, suo fratello, e dei [suoi figli e figlie]..
Tabula Tifernas Tiberina

24-25 MAGGIO, MAFALDA CIPOLLONE AL CONVEGNO INTERNAZIONALE SU GERMANICO CESARE
Venerdì 24 maggio, alle ore 11.30 presso il Museo Archeologico di Amelia, la dottoressa Mafalda Cipollone presenterà “Germanico è morto, viva Germanico: gli onori funebri a Germanico alla luce della Tabula Tifernas Tiberina”.

Oltre alla dott.ssa Cipollone, tantissimi studiosi si incontreranno il 24 e 25 maggio presso il Museo Archeologico di Amelia per un Programma complessivo che tratterà della figura del condottiero e della statua bronzea di Amelia.




Fonte:

http://www.bimillenariogermanico.it/2019/05/03/gli-onori-a-germanico-e-la-tabula-tifernas-tiberina/

sabato 18 maggio 2019

Augusto manda Caligola dal padre Germanico


Accadde oggi:
- il 18 maggio del 14 d.C. il piccolo Caligola venne inviato da Augusto al padre Giulio Cesare Germanico che si trovava a guidare l'esercito nei territori settentrionali dell'impero.
L'episodio è testimoniato da una lettera scritta dallo stesso Augusto pochi mesi prima di morire, indirizzata ad Agrippina Maggiore, madre di Caligola e moglie di Germanico. Il testo della lettera è riportato da Svetonio durante la discussione riguardo i natali del futuro imperatore (Caligola, 8):
"Esiste anche una lettera che Augusto indirizzò alla nipote Agrippina pochi mesi prima di morire, e che concerne questo Caio [Caligola], poiché allora soltanto lui era sopravvissuto, dei bambini di quel nome; la lettera dice così: "Agli dei piacendo, Talario e Asillio accompagneranno il 18 maggio [XV Kal. Iun.] il piccolo Caio. Ieri mi sono messo d'accordo con loro. Manderò con lui inoltre un mio medico personale, e ho scritto a Germanico di tenerlo pure con sé, se lo desidera. Tu Agrippina mia, sta' bene e cerca di arrivare dal tuo Germanico in buona salute." Questa è un'altra prova che Caio non poté nascere in Germania, ma che vi fu portato all'età di quasi due anni da Roma."
Questa lettera, documento ufficiale scritto dalla mano di Augusto, viene usata da Svetonio per provare che il piccolo Caligola venne portato in Germania, dove era il padre, nel 14 d.C. "all'età di quasi due anni" (era infatti nato nel 12 ad Anzio) e che quindi non poteva essere nato in quei luoghi come ritenevano altri autori.
La lettera di Augusto inoltre ci fornisce la prova di un tenero rapporto tra Augusto e la famiglia di Germanico, che fa riunire tramite il suo intervento. L'affetto era soprattutto con la nipote Agrippina, figlia del suo fidato Marco Agrippa e della sua cara, e problematica, figlia Giulia. Inoltre il marito di Agrippina, Giulio Cesare Germanico, era il nipote di Livia (moglie di Augusto), figlio di Druso Maggiore (fratello dell'imperatore Tiberio) e di Antonia Minore (nipote di Augusto nata dalla sorella Ottavia e da Marco Antonio).
Da questo complicato intreccio di parentele nacque dunque Caio Cesare che, come testimoniato dalla lettera di Augusto, e per volere dello stesso imperatore, crescerà tra i ranghi dell'esercito comandato dal padre Germanico, dove inizierà fin da piccolo ad indossare i vestiti e le calzature tipiche dei legionari (caligae), da cui prenderà poi il soprannome Caligola. L'eredità del padre Germanico, uno dei personaggi più amati della famiglia imperiale di Augusto, per il suo valore e il suo carattere affabile, sarà fondamentale per l'ascesa al trono di Caligola, che verrà appoggiato con favore dall'esercito e dal popolo romano proprio in quanto figlio di Germanico.
Una volta imperatore basterà poco tempo per far cambiare idea a tutti, infatti dopo quattro anni di impero (37-41) Caligola verrà assassinato in una congiura dai Pretoriani e condannato dal Senato alla damnatio memoriae. Non sempre i figli sono uguali ai padri.

Gabriele Romano

(nella foto: la famiglia di Giulio Cesare Germanico:
a sinistra ritratto di Germanico, I secolo d.C., Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, Roma;
a destra ritratto della moglie Agrippina Maggiore, I secolo d.C., Musei Capitolini, Roma;
al centro ritratto del figlio Caio Cesare detto Caligola, con tracce di colore, I secolo d.C., Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen.)

Fonte: http://www.honosetvirtus.roma.it/