giovedì 24 giugno 2021

LE VESTALI, GRANDISSIMI ONORI MA ANCHE GRANDI RESPONSABILITA’

LE VESTALI, GRANDISSIMI ONORI MA ANCHE GRANDI RESPONSABILITA’
Le Vestali erano delle sacerdotesse consacrate alla dea Vesta che avevano come compito principale quello di mantenere sempre vivo il fuoco all’interno del tempio di Vesta nel Foro Romano. Quel fuoco aveva un particolare valore simbolico per Roma perché ne rappresentava la vita e la forza e in quanto tale non doveva spegnersi mai. Inoltre le Vestali erano anche incaricate di preparare gli ingredienti per i sacrifici pubblici o privati. Uno di questi, chiamato mola salsa, a base di farro, veniva utilizzato per cospargere il corpo della vittima e sembra che abbia dato origine al verbo immolare che per l’appunto ha il significato di “ricoprire con salsa mola”. 
Le Vestali erano sei, il loro incarico durava trent’anni e venivano scelte ancora bambine (fra i 6 e i 10 anni) fra le famiglie patrizie. Trent’anni di vita dedicati a Vesta, i primi dieci dei quali venivano considerate novizie, i secondi dieci si dedicavano al culto vero e proprio e l’ultimo decennio lo passavano istruendo le novizie. La vita delle vestali si svolgeva nell’Atrium Vestae, all’interno del Foro Romano (ancora oggi visitabile), accanto al tempio di Vesta. Una sorta di convento dove trascorrevano la loro esistenza in modo indipendente e mantenute a spese dello stato. 
Diventare una vestale era un grandissimo onore: esse infatti erano le uniche donne romane che potevano fare testamento, venivano affrancate dalla patria potestà al momento dell’ingresso nel Collegio, erano fra le poche persone che potevano usare un carro per spostarsi da una parte all’altra della città (gli altri erano costretti a camminare), sedevano nelle prime file del Colosseo, i magistrati lasciavano loro il passo e facevano abbassare i fasci consolari al loro passaggio in segno di rispetto. Inoltre se casualmente incontravano un condannato a morte ne potevano richiedere la grazia. In cambio di tutti questi privilegi si richiedeva di mantenere sempre acceso il fuoco di Vesta e di rimanere vergini per tutto il periodo dei trent’anni. La vestale infatti che avesse causato lo spegnimento del fuoco o che avesse avuto una relazione sessuale durante i trent’anni di servizio veniva condannata a morte. Una morte atroce: dal momento che era una sacerdotessa sacra alla dea Vesta non poteva essere toccata per essere uccisa e quindi veniva seppellita viva. Il rituale prevedeva la fustigazione e poi il trasporto vestita di abiti funebri in un luogo di Roma chiamato per questo motivo Campus Sceleratus, sul Quirinale. Lì veniva rinchiusa in una piccola stanza con un letto, un po’ di pane, acqua, olio e latte. Il sepolcro veniva chiuso e della vestale (che moriva di inedia) se ne perdevano il ricordo e la memoria.
🟦fonte: Mauro Poma. Alla scoperta del Colosseo. Tra mito e realtà. Edizioni Helicon
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🟨foto: vestale romana
✅@Romarteblog
Fonte: https://www.facebook.com/561898977292707/posts/1936168023199122/

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