domenica 11 giugno 2023

ANNIBALE IN ITALIA

ANNIBALE IN ITALIA 

La sconfitta brucia. 
Il responsabile principale è il console romano, che prova a giustificarsi a Roma.
In realtà Sempronio Longo è stato sconfitto da un genio militare.
Ma questo ancora non lo sa nessuno. 
Per tutti è ancora e soltanto il generale cartaginese.
Nei 6 mesi successivi però Tutto il nord Italia è definitivamente perso da Roma.
I celti massacrano chi parla latino, saccheggiano ed incendiano le odiate colonie.
Aldila’del Lete, più su della dimensione terrestre, Mario guarda sdegnoso, e attende la rivincita osservando i massacri nella valle padana. 

Ma non può intervenire, deve ancora aspettare. 
“Lo vedranno”, mormora. 
“La pagheranno cara… “ripete.
Più in là un ragazzo biondo, sembra quasi un nipote, sorride di gusto. 
“Che vuoi tu? Moccioso”
Non penserai di fare meglio di Mario?
“No “, risponde sereno il bimbo. 
Io penserò a fare bene solo il mio lavoro. Il lavoro di Giulio….
Ma questi sono discorsi da Campi Elisi.

Intanto i romani si trincerano dentro i castra di Piacenza e Modena. 
Solo i veneti ed i galli cenomani, riforniscono gli alleati chiusi dentro i castella.
La pianura padana si presta a Maarbale, il comandante della cavalleria che lavora di coltello e ferocia. 
Più a sud i nuovi Consoli hanno l’ordine di intercettarlo, unendo le due armate consolari e finalmente piegarlo.

Dunque un bravo generale avrebbe preso la via emilia, saccheggiato le terre di Fiesole, per discendere verso il Valdarno e lì affrontare il primo dei consoli. Questo avrebbe fatto un bravo generale.

Non Annibale. 

Dopo il Trebbia ed il Ticino, lui prima annichilisce il potere romano in nord Italia, poi taglia le strade dalla Cisa, scavalca l’Appennino, trova le antiche strade etrusche, segue la costa a cavallo del Suo elefante Surus e scollina la Cisa. 
Taglia per la piana lucchese, dove malaria e acque stagne accecano lui di un occhio ed uccidono il suo elefante. 
Ma non scoraggiano di un millimetro la sua forza di volontà.
Avanza. Avanza. Avanza.
Intanto tutti gli Etruschi sbarrano le città. Ne’ acqua ne’pane all’invasore.
Ma Annibale non si ferma. 
Razzie ed incendi.  
Ormai ha più di 50.000 uomini, quasi tutti Galli ed ispanici, maramaldeggia sino all’odierna San Miniato, a 50 km da Pisa, poi improvvisamente ruota sulla sua sinistra, segue il fiume Elsa, passa da quella che oggi è località Pinocchio, dove si svolgono le feste dell’unità. 
Evidentemente quella terra continua ad essere disgraziata sin dai tempi dell’orbo feroce.

Ora ordina di marciare velocemente. Deve Impedire alle due armate romane di congiungersi. Incendi e devastazioni l’accompagnano nella grassa terra etrusca.
Alla fine della guerra saranno più di 400 le città italiane bruciate dall’invasore o per rappresaglia dai Romani.
Intanto però si seguono i boschi. I vecchi sentieri. Celati e veloci i punici si mimetizzano nelle selve. 
Lui non piomberà addosso ai romani da nord come si aspettano i crestati.
Questo il console Flaminio non lo sa quando decide di perimetrale il lago Trasimeno per ricongiungersi al collega Gneo Servilio Geminus, sull’Adriatico.
Flaminio Marcia in colonne serrate.
Le trombe e le insegne in testa.
Flaminio non lo sa, Ma sta portando la sua armata all’inferno.

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