venerdì 23 giugno 2017

Giulio Cesare rapito dai pirati, 74 a.c.

Della vita di Giulio Cesare non è necessario ricordare l'importanza, trattandosi del condottiero romano più celebre e uno dei comandanti più famosi di tutta la storia. Nato nel 100 avanti Cristo, nel 74 si trovava in viaggio verso l'isola di Rodi per una vacanza-studio (esistevano anche allora) al fine di imparare la cultura greca, un'esperienza caratteristica delle classi romane più abbienti. Durante il tragitto in mare, Cesare fu rapito dai pirati, che lo condussero all'isola di Farmacussa (oggi Farmaco), di fronte alle coste turche.

I pirati, forse inconsapevoli della caratura dell'ostaggio da loro rapito, gli chiesero un riscatto di 20 talenti d'argento (circa 620 chilogrammi), ma Cesare li sbeffeggiò, dicendo che gli avrebbero dovuto chiedere al minimo 50 talenti (1550 chilogrammi). I pirati ascoltarono il consiglio del condottiero e gli chiesero, ovviamente, 50 talenti d'Argento (una situazione piuttosto surreale).

Il Romano mandò quindi i suoi uomini a raccogliere l'argento necessario a Mileto, attendendo il loro ritorno a Farmacussa. Durante il periodo passato con i pirati, complessivamente 38 giorni, Cesare non temette mai per la propria vita, arrivando a sbeffeggiare i pirati più volte. Il condottiero aveva a disposizione due schiavi ed il medico personale, e partecipò alle gare dei pirati, alle cene e ai loro tornei. Durante quel mese compose numerose poesie, che sottopose al giudizio dei suoi "Carcerieri", cui continuava a ripetere che, una volta liberato, li avrebbe fatti uccidere tutti.

PACTA SVNT SERVANDA.
Pagato il riscatto e ripreso il mare, Cesare giunse a Mileto dove trovò Iunco, il propretore della provincia d'Asia, che lo aiutò a formare una flotta. Con questa, Cesare tornò a Farmacussa dove catturò i pirati, dirigendo alla volta della Bitinia per farli giustiziare da Marco Iunco stesso. Il propretore era però interessato al danaro dei pirati, e pensò di ordire una trama contro Cesare, in modo da rubare il bottino dei pirati e venderli come schiavi. Il grande condottiero romano non si lasciò raggirare e, prelevati i pirati dalla prigionia in Bitinia, li crocifisse uno ad uno, strangolandoli prima di metterli sulla croce.

L'esperienza, significativa e riportata da Plutarco nella sua biografia di Cesare, fu importante per testimoniare, anche a Roma, l'importanza della parola del grande condottiero Romano.

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