giovedì 20 luglio 2017

LA LEGIONE ROMANA DURANTE LA MARCIA

Si e' spesso abituati ad immaginare l'esercito Romano perfettamente schierato, organizzato e coperto sul campo di battaglia pronto ad ingaggiare il nemico.
I Romani usavano 3 vocaboli per definire l'esercito: lo chiamavano "AGMEN" quando era in marcia, "EXERCITVS" se volevano indicare un'armata ordinata e disciplinata, "ACIES" se si riferivano all'armata schierata in ordine di battaglia.

Un errore, un automatismo che non funzionava, poteva far volgere le sorti del combattimento per uno o l'altro schieramento.

Ma non era l'unico momento in cui l'organizzazione Romana faceva la differenza...

La giornata di marcia durava circa 6 ore, qualche cosa di piu' se la luce lo permetteva.
Le velocita' di marcia, come scrissero PVBLIVS FLAVIVS VEGETIVS RENATVS (Publio Flavio Vegezio Renato) e IVLIVS CAESAR (Giulio Cesare) erano sostanzialmente due: l'ITER IVSTVM di 30 km al giorno e l'ITER MAGNM di 36 km al giorno.
Una campagna militare o una battaglia era composta da tanti altri momenti "interlocutori", tutti fondamentali. Uno di questi era la marcia della legione.

Una legione Romana in movimento era come una piccola citta' che si spostava, spesso su terreni sconosciuti e angusti.

Uno dei principali problemi che si trovava a dover affrontare un generale Romano era garantire la sicurezza durante lo spostamento e la marcia del suo esercito; la legione in movimento non poteva essere in ordine come quando era disposta in battaglia e per questo era un ghiotto boccone per attacchi a sorpresa e imboscate.

A questo problema i Romani pensato molto, tentando di trovare delle valide soluzioni che garantissero da un lato la rapidita' di spostamento e dall'altro la sicurezza.

Numerose sono state le strategie adottate dai generali Romani ma tutte essenzialmente molto simili tra loro.

Una legione Romana completa dei propri bagagli non occupava mai meno di 4 km di strada e un esercito si poteva allungare fino ai 20 km: in pratica la giornata di marcia dell'avanguardia finiva quando quella della retroguardia era da poco cominciata.
A inizio colonna veniva posizionata un'avanguardia, costituita nella maggior parte dei casi da ausiliari e cavalleria, che aveva il compito di esplorare il terreno e all'occorrenza di ripiegare rapidamente.

A fine colonna veniva posizionata una retroguardia che, nella maggior parte dei casi, era costituita da unita' di minore valore quali gli ausiliari.

I soldati Romani non marciavano leggeri: anche quando portavano con se' solo cio' che serviva per il combattimento, avevano un carico di circa 30 kg, mentre circa altri 20 kg costituivano il bagaglio normale.

Al centro della colonna erano posizionati i bagagli, che costituivano la parte piu' delicata e vulnerabile di un esercito in marcia (e spesso l'obiettivo principale dei nemici), ed i legionari, che avevano l'obbligo primario e costante di proteggere il carico.

Una classica armata Consolare di 25.000 soldati consumava circa 23 tonnellate di derrate alimentare al giorno, senza contare il foraggio degli animali, con i quali la cifra piu' o meno raddoppiava.

Bagagli e Legionari erano sempre posizionati vicini ed al centro dello schieramento di marcia, questo perche' altrimenti i legionari nel tentativo di raggiungere e proteggere i bagagli rischiavano di scompaginare i ranghi esponendosi fatalmente al nemico.

In aggiunta a queste regole auree di disposizione, la tattica di marcia variava a seconda della conformazione del terreno da attraversare, che si sostanziava in due casi:

Attraversamento in un terreno stretto

In questo caso, diventa impossibile difendere i fianchi, quindi le truppe venivano allungate in un'esile colonna.

Questa era la situazione che aveva dovuto affrontare CAIVS IVLIVS CAESAR (Caio Giulio Cesare), nel 57 a.C., nella campagna contro i belgi.

In testa alla colonna aveva posizionato la cavalleria e un gruppo di frombolieri e arcieri (ossia ausiliari). Seguiva il grosso dell'esercito, costituito dalle sei legioni migliori, poi veniva il bagaglio e infine per ultime due legioni di reclute.

Quella di affrontare un passaggio stretto era una situazione da evitare ad ogni costo, da trovarvisi solo se costretti.

Attraversamento di un terreno sgombro

In questo caso era possibile assicurare alla colonna in marcia anche la protezione dei fianchi con i legionari o gli ausiliari, evitando così il rischio di imboscate.

Le truppe erano schierate in ordine serrato e quadrato, in maniera che il bagaglio fosse collocato al centro, quindi efficacemente protetto.

All'avanguardia si sistemava la cavalleria con parte delle truppe ausiliarie.

Venivano inviati soldati a raccogliere il foraggio ed a esplorare il territorio circostante.

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