martedì 14 giugno 2022

IL POPOLO DELLA MONTAGNA CONTRO LA LUPA: DE BELLO APUANO (193-180 a.C.)


Roma conosceva bene la ferocia delle genti montane dei Liguri, un coacervo di potenti tribù (più o meno celtizzate ma dalla cultura vivida e unica) che controllava grosso modo l'attuale Piemonte, la Liguria, parte dell'Occitania e le cui scorrerie e transumanze arrivavano fino a Pisa, in Etruria. Durante la II Guerra Punica i Romani avevano tastato con mano la forza di questi agili e robusti guerrieri, il cui contributo era stato imprescindibile per le vittorie di Annibale.

Una volta scacciato lo spettro della conquista punica, la Repubblica estese il proprio potere fino a Portus Lunae, mentre la stessa Genua (già alleata durante la guerra punica) era un emporio sicuro per i commerci romani.
La confederazione dei Liguri Apuani, nucleo principale delle popolazioni liguri meridionali, ormai stretta tra le montagne della Val di Magra, della valle del Serchio e 
dell’Appennino orientale, scorgeva in queste operazioni una minaccia per la propria indipendenza. 

Nel 193 a.C. [Liv. XXXIV,56,1] circa 20.000 
Apuani calarono sulla piana di Luna, 10.000 si mossero verso Piacenza e davanti a Pisa si schierarono addirittura 40.000 guerrieri. 
La città resistette grazie al valoroso contributo del console Quinto Termo, tuttavia nessuno ebbe il coraggio di affrontare in campo aperto un tale assembramento di forze.
Costretto ad assistere alla distruzione dell'agro da parte dei montanari, il console rischiò pure di essere ucciso dai liguri, salvato a stento da alcuni cavalleggeri numidi.

Ma le armate dei Liguri erano instabili: formate da clan pastorali, la leadership era spesso traballante e, dopo più di un anno di saccheggio e andirivieni, è probabile che numerosi guerrieri presero a tornare alle proprie case. Fu proprio in questa (probabile) situazione che il console sbaragliò parte dell'esercito ligure, infliggendo ben 9000 perdite tra i guerrieri di montagna.
Entrati in territorio Apuano, i romani distrussero numerosi castellieri e villaggi, senza però fiaccare realmente le forze dei liguri.
Un attacco improvviso nel 191 a.C. inflisse considerevoli perdite tra i romani, che riuscirono con grandi difficoltà a respingere l'avanzata nemica. Minucio tornò a Roma con un nulla di fatto: Pisa era salva, eppure gli Apuani controllavano la linea costiera dell'Etruria del nord, appoggiati dai cugini Friniates.

I due anni successivi videro Roma sotto scacco, causa le continue scorrerie dei Liguri, nonchè l'ennesimo nulla di fatto del console Messala (188 a.C.). Conscia della gravità della situazione, la Repubblica schierò entrambi gli eserciti consolari: Flaminio guidò il proprio lungo le valli appenniniche dell'Arno, sbarrando la strada ai saccheggiatori Friniates carichi del bottino strappato all'agro Pisano. Dopo aver sbaragliato i Friniates, Flaminio sconfisse anche gli Apuani, di ritorno da Bologna.
L'altra armata, sotto il comando di Marco Emilio, penetrò nella valle del Serchio così da costringere gli Apuani a ritirarsi sui picchi più alti, forse nella rocca di Suismontium (si segnala anche una probabile vittoria campale contro gli stessi). Apparve dunque alla Repubblica che la guerra fosse ormai vinta, tanto da dare finalmente inizio ai lavori per la via Emilia. Ma i Liguri erano un popolo testardo e fiero, difficilmente piegabile.

Infatti, volendo disarmare gli irriducibili Apuani, il console Quinto Marco Filippo, alla guida di 8000 fanti (3000 romani e 5000 alleati) e 350 cavalieri avanzò nella Val Magra. Qui, forse a causa dell'imprudenza dei romani, gli Apuani sorpresero le truppe romane e le sbaragliarono dopo averle circondate.
Rimasero sul campo ben 4.000 uomini e tra le mani degli Apuani 3 insegne legionarie e 11 
insegne degli alleati. Una vera e propria Teutoburgo italica...

La situazione peggiorava rapidamente, anche perchè le vie di comunicazione per Marsiglia e l’Iberia erano insicure via mare per via degli Ingauni e degli Intemelii, Liguri siti sulla Riviera di Ponente, sia via terra per i continui attacchi (ora rinnovati) degli Apuani. Lo stesso pretore Bebio venne ucciso insieme alla sua scorta nei pressi di Marsiglia. Le spedizioni del 185 a.C. furono un altro buco dell'acquae e solo nel 182 a.C. Lucio Emilio Paolo riuscì a respingere i Viturii e i Sabates che minacciavano Genua.

Avanzato fino ai confini del dominio Ingauno, Lucio Emilio Paolo fu assediato nel proprio campo dai Liguri, che respinsero i romani fin dietro le palizzate. In difficoltà, il console chiese aiuto alla flotta pisana, ma, con una fortunata sortita, riuscì a sconfiggere gli Ingauni prima dell'arrivo dei rinforzi. In soli tre giorni Album Ingaunum (Albenga) si arrese, essendo anche la flotta Ingauna sconfitta dal Duumviro Caio Matieno. Placati gli Ingauni, che ricevettero un trattamento di favore salvo la distruzione delle mura cittadine, i Romani focalizzarono le proprie attenzioni sugli Apuani.

Quattro nuove legioni affiancate da alleati di varie genti (forse anche liguri) per un totale di 35.800 uomini si prepararono all'attacco finale. Guidato da due proconsoli, prima dell'elezione formale dei consoli, l'esercito prese di sorpresa gli Apuani, convinti che l'attacco sarebbe arrivato proprio sotto il comando dei Consoli.
Consultato il Senato, si decise allora di deportare 40.000 capifamiglia con mogli e figli nel Sannio, vicino a Benevento. In loco abiteranno per secoli, ancora chiamati Baebiani e Corneliani dal nome dei proconsoli che li avevano sconfitti.

I Friniati vennero invece sottomessi da Aulo Postumio dopo due scontri sul monte Ballista e a Suismontium, a cui seguì la resa. La guerra era dunque conclusa: grazie ai continui rastrellamenti (altri 20.000 Apuani vennero deportati) sopravvissero solo poche migliaia di Apuani indipendenti, celati in alcune valli isolate, fino alla completa sconfitta nel 155 a.C. per mano di Marco Claudio Marcello.

Tuttavia le tribolazioni e i conflitti con il popolo della montagna non sarebbero ancora finite. 
Parleremo infatti di altre guerre e di come le tribù dei "Capillati" avrebbero resistito al potere di Roma fino al 14 a.C. 

FONTI
Lanfranco Sanna, Ars Militaris;
Tito Livio, Ab Urbe Condita;
R. Del Ponte I Liguri, Etnogenesi di un popolo;
B.M. Giannattasio, I Liguri e la Liguria, Storia e archeologia di un territorio prima della conquista romana; 
John Patterson, Sanniti, Liguri e Romani;


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