lunedì 26 novembre 2018

Le meraviglie di Piazza Navona (Tre storie)

Le meraviglie di Piazza Navona (Tre storie): Lo chiamano “il salotto dei Romani”, ma per molti Piazza Navona non è soltanto questo. Molto di più. Se c’è infatti a Roma un luogo che parla del tempo

mercoledì 21 novembre 2018

Carvilius, un enigna dall'antica Roma.avi

Las Nuevas Legiones De Constantino El Grande (306-337 D.C.)

Las Nuevas Legiones De Constantino El Grande (306-337 D.C.): Descripción Del Ejército Romano Tardoimperial A Partir De Las Reformas Del Emperador Constantino El Grande

Il Foro Romano (Forum Magnum)

Il Foro Romano (Forum Magnum): Il Foro Romano (o Forum Magnum come veniva chiamato dai Romani) era il punto d’incontro ufficiale dei cittadini romani, che si recavano lì per partecipare (o anche semplicemente per assistere) agli affari amministrativi, politici, economici e religiosi che riguardavano la comunità a cui appartenevano, oltre che il vero

Colosseo. Un’icona

Colosseo. Un’icona: Il Colosseo si racconta per la prima volta in una grande mostra. Dall’8 marzo 2017 al 7 gennaio 2018, nell’ambulacro del secondo ordine i milioni di

domenica 18 novembre 2018

La carrobalista


Arma da lancio dell'esercito romano.
Essa consisteva in uno scorpione di dimensioni poco più ridotte con l'unica differenza di essere costruito quasi completamente in metallo, matasse incluse, queste ultime "alloggiate" in due cilindri in bronzo laterali. Il tipo di materiale permetteva di ridurre le dimensioni e il peso, senza penalizzare le prestazioni dell'arma, dotata di una precisione anche migliore. Di quest'arma vennero costruite anche versioni trasportabili su due ruote (la carrobalista), delle dimensioni di una balestra (solo il meccanismo era differente).




I Pretoriani


Guardia Pretoriana I sec.a.C.
200 mm Pegaso Models Scultura Viktor Konnov
La Guardia pretoriana era un reparto militare dell'Impero romano che svolgeva compiti di guardia del corpo dell'imperatore.
La Guardia pretoriana, da non confondersi con i più generici "pretoriani", termine con il quale si indicano anche altre piccole unità di scorta alle varie autorità, costituì il corpo militare a disposizione degli imperatori romani decretandone molto spesso le fortune. Protagonista fin dal principato di Augusto, la Guardia venne utilizzata per i compiti più disparati dalla guardia al corpo dell'imperatore, ai servizi segreti, ai compiti amministrativi e di polizia fino anche all'aiuto dei vigiles nello spegnere gli incendi.
Il corpo era all'origine costituito da soldati scelti provenienti dalle legioni, ma fino a Vespasiano dimostrarono che la vita in città li indeboliva nella disciplina. La Guardia fu un mezzo per affermare nuovi imperatori o mantenere i vecchi al potere. La storia dei pretoriani quindi segue, se non ne è l'artefice, la storia romana imperiale in tutti i suoi risvolti.
L'origine del corpo è da ricercarsi nel III secolo a.C. quando vengono per la prima volta nominati gruppi di militari in seno alle legioni con il compito di proteggere pretori, consoli e generali. Sembra, però, che un primo esempio di guardia armata a protezione del regnante sia da ricercarsi alle origini di Roma stessa durante l'età regia, al tempo di Tarquinio il Superbo, secondo quanto Tito Livio ci racconta..Tracce letterarie citano l'uso anche di schiavi e gladiatori armati (socii, alleati), ma nel corso degli anni sembra affermarsi l'uso, per questi scopi, delle prime coorti delle legioni, che proprio per questo motivo contavano più uomini delle coorti normali. Non si trattava comunque di un corpo ufficialmente costituito durante la Repubblica. Giulio Cesare addirittura considerò l'intera Legio X come la sua fidata, la stessa che poi fu ereditata molti anni più tardi da Marco Antonio e Ottaviano e successivamente convertita proprio nella Guardia.
La Guardia pretoriana fu inizialmente organizzata da Augusto in una data imprecisata tra il 29 e il 20 a.C. e definitivamente fondata da Tiberio.
Furono create nove coorti (dieci avrebbero significato una legione intera, prassi contro la legge e il costume che non prevedeva lo stanziamento di armati in città e in Italia) che per motivi di sicurezza erano stanziate tre a Roma e le rimanenti sei in altre città della penisola, fino a quando Tiberio (con il pretesto di liberare l'Italia dal peso delle guarnigioni militari e d'introdurre tra le guardie una disciplina più rigorosa) le radunò tutte in modo permanente presso i Castra Praetoria. Queste coorti erano agli ordini del prefetto del pretorio, membro del ceto equestre con il titolo di praefectus praetorio. Inizialmente la carica era collegiale, poi fu affidata anche ad un solo prefetto. La carica divenne già in età Giulio-Claudia l'apice della carriera equestre (all'inizio detenuto dalla prefettura d'Egitto) ed ebbe spesso un ruolo di primo piano nelle vicende dell'Impero, a causa dello strettissimo contatto con l'imperatore.
Ogni coorte era capeggiata da un tribuno militare e fino a sei centurioni, tra cui il trecenarius, forse il primo dei sei, il cui nome è oggetto di dibattito.Secondo alcuni deriverebbe dal fatto che egli avrebbe comandato i 300 speculatores, ritenuto il servizio informativo del principe e del princeps castrorum, mentre per altri dalla gratifica del congedo pari a 300.000 sesterzi, e per altri ancora, per la paga pari a 300 volte quella di un normale legionario.
Sotto il principato di Tiberio, quando era prefetto del pretorio Seiano (20-23), i pretoriani presenti a Roma furono riuniti in un unico grande accampamento costruito appositamente sul Viminale, alla periferia della città, noto con il nome Castra Praetoria, per questa ragione i pretoriani assunsero come proprio simbolo lo scorpione che era il segno zodiacale di Tiberio. Gli studiosi non sono concordi su quanti uomini contassero le coorti pretoriane, del resto è certo che nel corso dei decenni i vari imperatori abbiano più volte modificato gli effettivi in base alle esigenze di sicurezza e ancora di più di cassa: secondo alcuni furono 1.000 fin dall'inizio,500 soltanto per altri, con aumento a 1.000 sotto Settimio Severo.Fonti letterarie ed epigrafiche non aiutano a risolvere il problema ma l'archeologia può fornirci qualche indizio: se un "castra" legionario, che ospitava 5.000 uomini, misurava in media tra i 18 e i 20 ha, si deve concludere che le dodici coorti di Roma, che riunite insieme occupavano solo 16,72 ha, non era probabile contassero ciascuna mille uomini per un totale di 12.000: si trattava quindi più probabilmente di coorti "quingenarie" e non "miliarie".
Il numero delle coorti variò nel corso del tempo. Le iniziali nove coorti augustee, passarono a dodici prima del 47, quindi a sedici nel corso del 69 ad opera di Vitellio che aumentò anche l'effettivo di ogni coorte a 1.000 uomini. Furono riportate ancora a nove da Vespasiano, che ritornò all'ordinamento augusteo. Il numero delle coorti aumentò nuovamente a dieci sotto Domiziano, e rimasero così fino quasi all'abolizione del corpo. Abbiamo testimonianza di dieci coorti pretoriane sotto Gordiano III (nel 243). Assumendo 500 uomini per ciascuna coorte, si può dunque ricostruire un corpo di 4.500 uomini sotto Augusto, di 16.000 sotto Vitellio, di 5.000 con Domiziano e infine di 10.000 con Settimio Severo. Il corpo fu inizialmente arruolato tra i migliori legionari italici (meglio ancora, fino a Tiberio, provenienti dall'Etruria, il Lazio, l'Umbria, e le colonie più antiche).Con Claudio i pretoriani provenivano in larga parte anche dalle regioni del nord Italia, Aemilia, Transpadana e Venetia et Histria. Nel II secolo ancora l'80% dei pretoriani era di origine italica, gli altri reclutati in ogni caso nelle province di più antica romanizzazione, come Norico, Gallia Narbonese, Baetica. Considerato che da Adriano in poi il servizio nelle legioni era sempre più appannaggio di provinciali e popoli di frontiera, la Guardia pretoriana può essere considerata l'ultimo residuo dell'antico esercito romano tradizionale, come probabilmente la intese lo stesso Adriano, elevandola al vertice della struttura piramidale militare.
Con il congedo in massa dei pretoriani italici e la successiva riforma di Settimio Severo gli italici furono sostituiti da provinciali cittadini romani, soprattutto danubiani, ma anche africani e asiatici. Secondo alcuni storici,questo cambiamento portò a Roma persone di basso livello, come effettivamente ci riferisce Dione Cassio, contemporaneo agli eventi, il quale ci parla di uomini dalle lingue orribili e dal comportamento inurbano ammassati nella Capitale, e lamenta che ora la gioventù italica deve dedicarsi al banditismo e alla carriera gladiatoria piuttosto che al servizio militare. Mentre altri autori moderni pensano invece che provenissero da famiglie di ceto elevato: il posto di pretoriano, per diversi motivi, era molto ambito e quindi i notabili facevano di tutto per farvi entrare i loro figli.Dopo Caracalla (a causa della Constitutio Antoniniana, che concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero) la possibilità di servire nella Guardia pretoriana era ormai aperta a tutti. La durata del servizio era la prima importante differenza rispetto alle legioni e agli altri corpi militari. I pretoriani restavano in servizio solo sedici anni, invece dei 20-25 anni dei legionari, e naturalmente questo ne faceva un corpo privilegiato e ambito. Il congedo avveniva ogni due anni il 7 gennaio. Come nelle legioni i pretoriani alloggiavano nell'accampamento dove si svolgevano le esercitazioni militari: la differenza stava nel fatto che i Castra Praetoria si trovavano non sul confine, esposti agli attacchi dei barbari, ma a Roma, il centro politico ed economico dell'Impero, dove i pretoriani potevano usufruire delle terme e dei giochi dell'anfiteatro.
Oltre all'ovvio servizio di protezione personale dell'imperatore e dei suoi protetti, la Guardia pretoriana era un corpo di soldati al totale servizio dell'imperatore e quindi impegnato in ogni cosa l'imperatore ritenesse utile per i suoi scopi. Testimonianze riportano pretoriani impegnati nel servizio di ordine ai giochi e nei teatri, nella riscossione delle tasse in aggiunta ai pubblicani, alla guardia delle statue che ritraggono gli imperatori, ma anche in compiti più umili come lo spegnimento degli incendi a supporto di Coorti Urbane e vigiles. La Caserma dei Pretoriani era costruita tra il Viminale e l'Esquilino, al di là delle Mura Serviane, ossia, come diremo noi, nell'immediata periferia.[10] Il campo misurava 440x380 metri, cioè 16,72 ha e presentava verso ovest un'area per le esercitazioni o campus. Le mura del castra alte sotto Tiberio 3—5 metri, furono danneggiate durante la guerra civile e ricostruite da Vespasiano. Quando Aureliano fornì di mura la città, l'accampamento dei pretoriani fu inglobato nel loro percorso.
Oggi vi sorge la Caserma "Castro Pretorio" sede del Raggruppamento Logistico Centrale dell'Esercito Italiano. (essa può vantarsi di essere, attualmente, la Caserma più antica al mondo ancora presidiata da militari).
Gli elementi per potere definire l'abbigliamento della Guardia pretoriana sono molto scarsi. Dalle tracce in nostro possesso si evince come il soldato pretoriano non avesse un equipaggiamento particolare.
Durante il servizio (salvo sotto Traiano) il pretoriano era addetto a compiti civili, pertanto il suo abbigliamento doveva essere discreto. È attestato l'uso di una normale tunica bianca (candida) e di un sagum o di una paenula (grossi mantelli talvolta dotati anche di cappuccio) che bastavano per nascondere un'arma.
L'elmo era usato poche volte per lo più in caso di dimostrazioni o parate. Nelle raffigurazioni a noi pervenute l'elmo pretoriano è per lo più di tipo attico, un retaggio dalla tradizione bellica greca della antica Repubblica, oppure, nelle situazioni di guerra, un normale elmo, secondo le usanze del periodo, in dotazione anche ai legionari.
Le speculazioni fatte in passato riguardo all'uso di scuta (scudi) ovali invece di rettangolari, o di lorica musculata, alla luce delle più recenti discussioni sembrano essere decadute. L'utilizzo dell'armamento citato era vario e, al momento, senza una particolare giustificazione. Esistono testimonianze di pretoriani con scuta rettangolari, ovali e rotondi, con elmi di molte fogge diverse e con ogni genere di armatura conosciuta anche tra i legionari.
In guerra, i pretoriani portavano un equipaggiamento simile a quello degli altri legionari, con il classico gladius (la spada), e molto spesso si distinguevano per l'utilizzo del simbolo dello scorpione, che poteva essere raffigurato sul proprio equipaggiamento o sulle insegne.
Lo storico latino Tacito scrive nelle Historiae riguardo all'anno dei quattro imperatori (69) che i soldati, dopo il discorso di Otone nel Campo Marzio corrono alle armi senza riguardo verso il regolamento e l'usanza che prescrivevano al pretoriano ed al legionario armamenti o distintivi differenti per distinguersi. Inoltre lo stesso storico scrive che nella Seconda battaglia di Bedriaco si distinsero per l'atto eroico due pretoriani che si infiltrarono nell'esercito nemico senza essere riconosciuti grazie al fatto che avevano preso gli scudi da un mucchio di cadaveri e quindi non usavano il proprio, ben riconoscibile fra gli altri.

The Praetorian Guard was a Roman Empire military unit that carried out guard duties of the emperor's body.
The Praetorian Guard, not to be confused with the more generic "Praetorian Guard", a term which can also indicate other small escort units to the various authorities, he constituted the military force at the disposal of the Roman emperors often decreeing fortunes. The protagonist from the rule of Augustus, the Guard was used for many different tasks from the guard to the emperor body, intelligence services, administrative tasks and police up to the help of vigiles in putting out fires.
The body was originally made up of elite soldiers from the legions, but until Vespasian showed that life in the city weakened them in the discipline. La Guardia was a means for building new or retain old emperors in power. The story then follows the Praetorian, if not its author, the imperial Roman history in all its aspects.
The origin of the body is to be found in the third century BC when for the first time we appointed military groups within the legions with the task of protecting the magistrates and consuls general. It seems, though, that a first example of an armed guard of the reigning protection is to be found at the origins of Rome itself during the directed age, in the time of Tarquinius Superbus, as Livy we cite literary recounts.Tracce use also of slaves and armed gladiators (for partners, allies), but over the years seems to assert the use, for these purposes, the first cohorts of the legions, which for this reason were more men of normal cohorts. It was not, however, a body officially established during the Republic. Julius Caesar even considered the entire Legio X as his trusty, the same who then was inherited many years later by Mark Antony and Octavian and subsequently converted into the right guard. The Praetorian Guard was originally organized by Augustus on an unspecified date between 29 and 20 BC and finally it founded by Tiberius.
They were created nine cohorts (ten would have meant a whole legion, practice against the law and the costume that did not provide for the allocation of armed men in the city and in Italy) that for security reasons were allocated three to Rome and the remaining six in other cities peninsula until Tiberius (on the pretext of liberating Italy from the burden of military garrisons and to introduce among the guards a more rigorous discipline) all the assembled permanently at the Castra Praetoria. These cohorts were under the command of the praetorian prefect, a member of the equestrian order with the title of praefectus praetorio. Initially the office was collegial, then it was also entrusted to a single prefect. The office became already in the Julio-Claudian age the pinnacle of equestrian career (beginning held by the prefecture of Egypt) and was often a leading role in the affairs of the Empire, because of the close contact with the emperor.
Each cohort was led by a military tribune and up to six centurions, including trecenarius, perhaps the first of six, whose name is the subject of some debate.Second derives from the fact that he would command 300 Speculatores, considered the information service the prince and the princeps castrorum, while for others the reward of the leave amounts to 300,000 gold, and for still others, to pay up to 300 times that of an ordinary legionary. Under the principality Tiberius, when he was praetorian prefect Sejanus (20-23), the Praetorian Guard in Rome were rolled into one great camp built especially the Interior Ministry, at the outskirts of the city, known as Castra Praetoria, for this reason the praetorian Guard took as its symbol the scorpion that was the star sign of Tiberius. Scholars disagree on how many men counted the Praetorian cohorts, moreover it is certain that over the decades the various emperors have repeatedly modified according to the actual security needs and even more cash: some 1,000 were from the outset 'inception, 500 only for others, with an increase to 1,000 under Septimius Severo.Fonti literary and epigraphic do not solve the problem but archeology can give us some clues: if a "castrates" Legionnaires, which housed 5,000 men, measured on average between 18 and 20 has, it must be concluded that the twelve cohorts of Rome, which brought together only occupy 16.72 ha, was not likely counted a thousand men each for a total of 12,000: it was therefore more likely cohorts "quingenarie" and not "milestones". The number of cohorts varied over time. The initial nine Augustan cohorts, went to twelve before 47, then to sixteen over 69 by Vitellius it also increased the effective of each cohort to 1,000 men. They were still reported to nine by Vespasian, who returned is for the Augustan. The number of cohorts increased again to ten under Domitian, and remained so until almost the abolition of the body. We witness ten praetorian cohorts under Gordian III (in 243). Assuming 500 men for each cohort, so we would rebuild a body of 4,500 men under Augustus, 16,000 under Vitellius, Domitian with 5,000 and finally 10,000 with Septimius Severus. The body was initially enlisted among the best legionaries Italic (even better, up to Tiberius, from Etruria, Lazio, Umbria, and the oldest colonies) .With Claudio the Praetorian Guard came to a large extent also from the north Italy, Aemilia, Transpadana and Venetia et Histria. In the second century still 80% of the Praetorians was of Italic origin, others recruited in any case in the provinces of older romanization, as Norian, Gallia Narbonensis, Baetica. Considered by Adriano on the service in the legions was increasingly the prerogative of provincial and border peoples, the Praetorian Guard can be considered the last remnant of the ancient traditional Roman army, probably the same as the intended Adriano, raising it at the top of military pyramid structure. With the leave en masse of the Italic Praetorian Guard and the subsequent reform of Septimius Severus the Italics were replaced by provincial Roman citizens, especially the Danube, but also African and Asian. According to some historians, this change led to Rome low-level people, as indeed there refers Dio Cassius, a contemporary of the events, which speaks of men from horrible languages and citified behavior massed in the capital, and now complains that the Italian youth must engage in banditry and gladiatorial career rather than to military service. While other modern authors think instead that they came from upper-class families: the post of Praetorian, for different reasons, was very scope, and then the notables they bent over backwards to get you in their figli.After Caracalla (because of constitutio antoniniana, which granted Roman citizenship to all inhabitants of the empire) the opportunity to serve in the Praetorian Guard was now open to all. The duration of the service was the first important difference compared to the legions and other military bodies. The Praetorians were left in only sixteen service, instead of the 20-25 years of the legionaries, and of course this made it a privileged body and environment. The dismissal took place every two years on January 7. As in the legions, the Praetorians were staying in the camp where they carried out military exercises: the difference was that the Castra Praetoria were not on the border, exposed to the attacks of the barbarians, but in Rome, the political and economic empire, where the praetorians could enjoy the thermal baths and amphitheater games. Besides the obvious of the emperor's personal protection and its protected service, the Praetorian Guard was a body of soldiers to the total service of the emperor and then engaged in everything the emperor deemed useful for his purposes. Eyewitnesses reported Praetorians involved in the order at the games and in the theaters the service, in the collection of taxes in addition to the tax collectors, the guard of the statues depicting emperors, but also in more menial tasks such as putting out fires in support of the Urban Cohorts and vigiles . The barracks of the Praetorians was built between the Interior Ministry and the Esquilino, beyond the Servian Wall, ie, how shall we say, in the immediate periphery. [10] The camp measured 440x380 meters, ie 16,72 and has presented to the west an area for exercises or campus. The walls of the castrates under Tiberius 3-5 meters high, were damaged during the Civil War and rebuilt by Vespasian. When Aureliano gave the walls the city, the camp of the Praetorian Guard was incorporated in their path.
Today there is a police station "Castro Pretorio" seat of the Central Logistics Grouping Italian Army. (It can boast of being, currently, the oldest barracks to still manned by military world). The elements to be able to define the clothing of the Praetorian Guard are sketchy. From the traces in our possession we show how the soldier had not pretoriano special equipment.
During the service (except under Trajan) the praetorian was assigned to civilian tasks, therefore its clothing had to be discreet. It is attested the use of a normal white tunic (candida) and a sagum or a paenula (large mantles sometimes also equipped with hood) that were enough to hide a weapon.
The helmet was used a few times mostly in case of demonstrations or parades. In the representations we received the praetorian helmet is mostly Attic type, a legacy from the war tradition of ancient Greek Republic, or, in situations of war, a standard helmet, according to the customs of the period, also included the legionnaires.
Speculations made in the past regarding use of scuta (shields) oval instead of rectangular, or muscle cuirass, in the light of the most recent discussions appear to have lapsed. The use armament cited was varied and, at the time, no particular justification. There are testimonies of praetorian scuta with rectangular, oval and round, with helmets of many different shapes and with all sorts of armor also known among the legionnaires. The helmet was used a few times mostly in case of demonstrations or parades. In the representations we received the praetorian helmet is mostly Attic type, a legacy from the war tradition of ancient Greek Republic, or, in situations of war, a standard helmet, according to the customs of the period, also included the legionnaires.
Speculations made in the past regarding use of scuta (shields) oval instead of rectangular, or muscle cuirass, in the light of the most recent discussions appear to have lapsed. The use armament cited was varied and, at the time, no particular justification. There are testimonies of praetorian scuta with rectangular, oval and round, with helmets of many different shapes and with all sorts of armor also known among the legionnaires.
In war, the Praetorians wore an outfit similar to that of the other legionaries, with the classic gladius (sword), and very often is distinguished by the use of the scorpion symbol which could be depicted on your equipment or on signs.
The Roman historian Tacitus wrote in his Historiae about a year of the four emperors (69) that the soldiers, after Otho's speech in the Campus Martius run to arms without regard to the rules and the practice who prescribed the Praetorian and legionnaire arms or distinguishing different to stand out. Furthermore, the same historian writes that in the Second Battle of Bedriacum distinguished themselves by the heroic act two Praetorian Guard that infiltrated in the enemy without being recognized due to the fact that they had taken the shields from a pile of corpses and therefore did not use their own, recognizable among others.

mercoledì 14 novembre 2018

Ausiliario Romano Dacico


Ausiliario Romano-Dacico  fine II sec.d.C. Regno delle Tre Dacie
54 mm Romeo Models
pittura Francesco Medagli

L’ausiliario  indossa un elmo pesante un elmo pesante in ferro con guarnizioni in bronzo riprodotto sulla base di un originale rinvenuto ad Heddernheim  e conservato a Francoforte; elmo classificato da Russell Robinson come "elmo da cavalleria ausiliaria E”, probabilmente fu utilizzato anche dalla fanteria e, a giudicare dai ritrovamenti, il suo impiego, in diverse varianti, era molto comune. Lo scudo ovale con bordatura in bronzo era tipico della fanteria ausiliaria e della cavalleria,dal III secolo in poi, il suo uso si estese anche alle legioni.La lorica hamata in ferro rimase in uso ad ausiliari e legionari per tutta la durata dell'impero.La cintura presenta placche e pendenti in cuoio borchiati guarniti in ferro, argento o bronzo; il gladio ha guardia e pomolo in legno e impugnatura in osso; il fodero è in legno con guarniture in bronzo. In questo periodo esso appare per le ultime volte prima di essere sostituito dalla più lunga “spatha”. Il soldato indossa la tipica mantella militare romana, detta "paenula" con bottoni sul davanti e cappuccio sul retro, utilizzata indifferentemente da legionari e ausiliari. Le scarpe alte invernali erano in pelle; molti esemplari di scarpe romane, militari e non, sono stati rinvenuti nel fango rappreso in fondo ai pozzi scavati all'interno dei forti romani che, una volta prosciugati venivano utilizzati come discariche. La "falx" catturata al nemico è in ferro con impugnatura in legno.
Nel 193 le truppe della Dacia diedero sostegno all’ esercito di Settimio Severo,
 partecipando anche alla campagna d’Italia, nella lotta per l’ascesa al trono, nei due anni successivi vessillazioni daciche condotte da Tiberio Manlio Fusco parteciparono alla guerra in Oriente contro Pescennio Nigro e, nel 196-197 d.C. truppe della Dacia, dirette da Tiberio Claudio Claudiano, praepositus vexillationum Daciscarum sostennero Settimio Severo in Gallia contro Clodio
Albino. Nel 197 d.C. le guerre civili terminarono e gli eserciti danubiani, precedentemente utilizzati per la campagna partica (si conosce, per questo periodo, una vexillatio Dacorum Parthica) ritornarono alle loro guarnigioni originarie: i soldati che presero parte ai combattimenti, soprattutto quelli che militavano nelle truppe che appoggiarono Settimio Severo, ricevettero grossi donativi. L’imperatore, infatti, aumentò il soldo e prese diversi provvedimenti per il miglioramento della condizione dei militari. Per quanto riguarda la Dacia, durante l’età severiana si registra una sensibile attività edilizia, così come la fondazione di municipi accanto ai castra legionari di Apulum e Potaissa, a
Dierna, Tibiscum, Ampelum e Porolissume la promozione al rango di colonia per Drobeta e Romula. Grazie alla generosità dell’imperatore nei confronti dei
militari e della provincia stessa, la Dacia conobbe un periodo di sviluppo economico e sociale che comportò anche un notevole slancio nella vita artistica e culturale. Nel corso dei primi anni del principato di Caracalla, nel 212-213 d.C., si verificarono dei violenti attacchi da parte dei Daci liberi, dei Carpi e dei Vandali sulla frontiera settentrionale della Dacia: questi conflitti causarono devastazioni in particolare nell’area della Dacia Porolissensis; nel 214 d.C. l’imperatore si recò personalmente in Dacia insieme alla madre Giulia Domna e adottò diverse misure per contrastare le conseguenze dei passaggi dei barbari, trattando con loro a proposito dei confini settentrionali, imponendo regole ed ottenendo la consegna di alcune importanti personalità di queste tribù in ostaggio. Lo scopo della presenza di Caracalla in quest’area dell’impero era anche quello di rafforzare la propria popolarità nell’ambito degli eserciti danubiani, la cui importanza a livello politico e militare era fondamentale.
Gli effetti del soggiorno di Caracalla in Dacia risultano evidenti, oltre che dalle ricostruzioni dei campi militari, dagli investimenti e dai monumenti pubblici, anche dal gran numero di monumenti ed iscrizioni eretti pro salute
dell’imperatore nelle diverse zone della provincia.
Durante il breve regno di Macrino, tra il 217 ed il 218 d.C., i Daci liberi invasero nuovamente, danneggiandola, la parte settentrionale della provincia, probabilmente incoraggiati dall’instabilità della condizione del nuovo imperatore: desiderosi, stando a Cassio Dione, di arrivare ad una guerra contro Roma, desistettero solamente quando l’imperatore consegnò loro gli ostaggi che Caracalla aveva ottenuto poco tempo prima. Con Elagabalo la situazione si mantenne relativamente tranquilla: anche egli adottò una politica di grandi spese per l’esercito e, a dimostrazione dell’importanza dell’elemento militare in quest’area dell’impero, effettuò un viaggio di ispezione nelle province danubiane mentre di ritorno dall’Oriente si dirigeva in Italia.
Successivamente, anche sotto Severo Alessandro la Dacia attraversò un periodo piuttosto tranquillo: alcune iscrizioni, provenienti da diverse zone della Dacia, attestano la relazione dell’esercito con l’imperatore e con la sua famiglia, dando testimonianza più di una manifestazione di devozione che una prova di particolari azioni militari





martedì 13 novembre 2018

L’arte gladiatoria

L’arte gladiatoria: Gli uomini che in epoca romana si dedicavano alla carriera gladiatoria erano generalmente dei soggetti su cui pesava una condanna, prigionieri di guerra

Anfiteatro romano di Catania

Anfiteatro romano di Catania: Ricostruzione virtuale dell’anfiteatro romano di Catania di ITLab, coordinato da Francesco Gabellone, ricercatore presso IBAM CNR Lecce.

domenica 11 novembre 2018

Le terme romane

Le terme romane: Tra i luoghi ricreativi più frequentati dai romani, come occasione di socializzazione, di divertimento e di sviluppo di attività, vi erano sicuramente

Cucina e alimentazione romana

Cucina e alimentazione romana: L'alimentazione e la cucina romana furono caratterizzate da una metodologia tra le più varie dell’antichità: dai pasti frugali delle origini, si passò

venerdì 9 novembre 2018

IL FARO ROMANO DI PORTVS DVBRIS L’ATTUALE DOVER



IL FARO ROMANO DI PORTVS DVBRIS L’ATTUALE DOVER

Il faro Romano di DVBRIS (Dover), abbandonato da tempo, venne riscoperto nel 1860.
Questi antichi fari in Britannia, vennero costruiti dai Romani dopo l’invasione Romana della Britannia avvenuta all’epoca dell'imperatore CLAVDIVS (Claudio): nel 43 d.C.. Quello di DVBRIS (Dover) risale intorno al 46 d.C. - 50 d.C. dove, le forze Romane, sbarcate a RVTIPIÆ (Richboroug) nel Kent al comando di AVLVS PLAVTIVS (Aulo Plauzio) sconfissero i catuvellauni e i loro alleati nelle due battaglie del Medway e del TAMESIS (Tamigi). Vi era anche un secondo faro Romano a Breden-stone sulle Western Heights ma non rimane molto di questo. Il faro di DVBRIS (Dover) insieme agli altri costruiti in Britannia, erano molto importanti, in quanto servivano per guidare la navigazione, poiché il controllo del canale era vitale per i Romani. I Romani vi costruirono un grande forte qui nel 130 d.C. circa, per proteggere il porto e la rotta marittima per la flotta che salpava dalla Gallia e attraverso la Manica. Sembra probabile che abbiano ricostruito il forte a metà del III secolo. I Romani chiamarono il posto PORTVS DVBRIS o DVBRÆ che alla fine divenne il porto di Dover. Una strada Romana corre da nord-ovest da Dover alla CIVITVS (città) Romana di DVRVVERNVM CANTIACORVM (Canterbury).
DVBRIS O PORTVS DVBRIS chiamato dai Romani, oggi Dover, era il punto più vicino al continente europeo. L’estuario del fiume Dour, venne utilizzato come porto per la città e la stessa flotta Romana. Ma in epoca medioevale venne interrato, rendendo necessaria la costruzione di vari porti artificiali per Dover. Qui i Romani costruirono un forte dove si trova l’attuale castello.
Le falesie di DVBRIS (Dover), fornirono una fortificazione naturale. Infatti, quando i Romani invasero per la prima volta la Britannia nel 55 a.C., IVLIVS CÆSAR (Giulio Cesare) fu dissuaso dallo sbarco a DVBRIS (Dover) per timore che i Britanni lanciassero i loro giavellotti sulle sue truppe dall'alto.
La flotta Romana in Britannia, era la CLASSIS BRITANNICA, che pattugliava il canale della Manica e il mare intorno alla Britannia, trasportava uomini e mezzi, proteggeva le vie commerciali tra la Britannia e la Gallia, manteneva le comunicazioni tra la provincia e il resto dell’Impero e sosteneva anche le truppe di guarnigione a DVBRIS.
Oggi il faro è solo un edificio di quattro piani a 19 metri o alto circa 60 piedi con la sezione del piano superiore che è un restauro medievale, ma in origine era alto sei livelli a 24 metri o 80 piedi e, forse anche otto livelli alti, secondo ad alcuni storici Romani!! Nel 13 ° -14 ° secolo il faro era in uso come un campanile della chiesa ed è stato in questo momento che la pietra medievale venne aggiunta per rafforzare la parte superiore 6 metri, facendolo apparire più come una "torre della chiesa" fortificata con merlature, che un faro. Una serie di gradini di pietra corre all'interno della struttura, ma ora è tagliata al campanile.

Dopo circa duemila anni, l'originale pietra romana sul lato del mare appare piuttosto usurata e friabile e le aperture di ingresso e finestra sono piuttosto peggiori per l'usura, con buchi spalancati, sebbene la parte superiore medievale sia ancora in uno stato più che accettabile. Un falò veniva acceso ogni notte in cima del faro stesso, consentendo alle navi Romane, che attraversare il canale tra la Gallia e la Britannia, di poter navigare nel il porto senza difficoltà o il rischio di andarsi a distruggere verso il promontorio roccioso. Il faro veniva presidiato tutta la notte dalla squadra navale della CLASSIS BRITANNIA, che si accampava in prossimità del porto, e con l’aiuto degli schiavi, a quanto pare, una replica al progetto al faro dell'Imperatore CALIGVLA (Caligola) (18 marzo 37 d.C. – 24 Gennaio 41 d.C.) a BONONIA (Boulogne-sur-Mer) vicino CALETVM (Calais), sulla costa settentrionale della Francia, costruito nel 40 d.C.. E la CLASSIS BRITANNICA proveniva proprio da quell'area della Gallia. Il forte di DVBRIS (Dover) fu presidiato dalla LEGIO MILITES TVNGRORVM.






5 Iconic Roman Helmet Designs

5 Iconic Roman Helmet Designs: The Roman legionary, unlike most of his opponents, could depend upon a set issue of uniform kit, including a stout metal helmet called a galea. The design of the helmet evolved through time, the Romans were great improvers, and they were made for different ranks and to meet different threats. While the Roman’s pioneered near-industrial …

giovedì 8 novembre 2018

Nemi Ships: How Caligula's Floating Pleasure Palaces Were Found and Lost Again - The Crux

Nemi Ships: How Caligula's Floating Pleasure Palaces Were Found and Lost Again - The Crux: At the bottom of a sacred lake two massive ships lay in ruin, remnants of a mad emperor.

Il gladio romano





Il gladio, gladius in latino, era l'arma d'ordinanza in dotazione ai legionari dell'esercito romano; si trattava di una piccola spada a doppio taglio con la lama larga e molto appuntita.
Nel tardo impero il gladio venne sostituito con la spatha, più lunga, ed usata anche dai cavalieri.

Il gladio ebbe origine dalla spada corta usata dai Sanniti e dagli Iberici, modificata per l'uso delle legioni. Secondo una leggenda Scipione l'Africano, durante la campagna in Spagna, dopo aver conquistato Carthago Nova in cambio della salvezza della città chiese ai fabbri della città, famosi in tutta l'Iberia, di costruirgli 100.000 gladii per equipaggiare le sue legioni (noti poi come gladii hispanici).

Benché l'uso di quest'arma micidiale si prestasse all'esecuzione impeccabile di fendenti verticali e tagli laterali, il legionario se ne serviva principalmente nell'affondo. La punta triangolare, affilatissima da ambedue i lati, era progettata proprio con l'intenzione di penetrare facilmente le carni del nemico.
Tutti i diversi modelli di gladio venivano portati dai legionari sul fianco destro e venivano estratti con una torsione del braccio destro. Questo per non intralciare l'uso dello scutum, lo scudo, che veniva portato e usato con il braccio sinistro.

I Romani usavano il gladio perché era piccolo e poteva essere maneggiato più facilmente nel combattimento ravvicinato imposto da un muro di scudi rispetto ad una spada lunga, che invece richiede maggiore mobilità e spazio. Questa era la caratteristica essenziale di quest'arma e rispecchiava il metodo di combattimento dei Romani in età repubblicana e imperiale. Infatti i Romani erano soliti combattere con gli scudi a contatto, con formazioni molto fitte, basti pensare alla testuggine, e colpivano soprattutto di punta perché, come diceva Vegezio, «con la punta si uccide più in fretta».
Il gladio era oltretutto una delle armi più usate nei combattimenti-spettacolo organizzati negli anfiteatri. I duellanti presero quindi dalla loro arma più comune il celeberrimo nome di gladiatori.

Il gladio, venne introdotto in sostituzione della lingula ed ha subito un'evoluzione come tutte le armi da offesa e da difesa dell'esercito romano. Le principali furono:

Gladius hispaniensis
Era un gladio utilizzato durante l'età repubblicana (adottato almeno dalla seconda guerra punica, ed appeso sul fianco destro di Hastati, Principes e Triarii), ed i primi anni dell'impero, chiamato così per la sua derivazione iberica. Era fornito di una punta di eccezionale efficacia, capace, inoltre, di colpire con violenza di taglio su entrambi i lati, poiché la lama è molto robusta. Era lungo circa 75 cm. Questo gladio fu utilizzato per molto più tempo rispetto ai successivi.

Tipo Magonza
All'inizio del I secolo, il gladio di Magonza, chiamato così dal luogo del rinvenimento, era il tipo più diffuso. Aveva la parte centrale della lama rastremata e una punta molto lunga. Le lunghezze delle lame rinvenute variano da 40 cm a 55 cm con una larghezza che era compresa nella parte superiore tra 54 e 74 mm, mentre nella parte inferiore prima della punta era di 48–60 mm. Era particolarmente adatto a trafiggere con la sua punta che poteva arrivare fino a 20 cm.

Tipo Pompei
Sul finire del I secolo fu introdotto un nuovo modello di gladio: il tipo Pompei. Questo aveva la lama dritta e una punta più corta, con foderi che normalmente erano in legno e cuoio, con rinforzi in bronzo. Le dimensioni variavano da 42 cm a 55 cm con una larghezza compresa tra 42 e 45 mm. Era molto più bilanciata del tipo Magonza ed era adatta per causare ferite da taglio e da affondo. Entrambi i modelli avevano una impugnatura in osso o legno protetta da una guardia in legno ed erano controbilanciati da un pomo in legno.





Barbarians at the Gate – The Last Battles of the Roman Army

Barbarians at the Gate – The Last Battles of the Roman Army: “Under-resourced, scattered across a rapidly dwindling empire and comprised more and more of non-Roman and even barbarian troops, the soldiers of the late Western Empire would fight a centuries-long defensive campaign.” BY THE TIME of its final battles in the…Read more →

L’antica città di Aquileia

L’antica città di Aquileia: La colonia di Aquileia fu fondata dai Romani nel 181 a. C. nel paese dei Carni. Il Senato di Roma decise di inviare un drappello di soldati nel nord est

PIETRA TOMBALE DEL CENTURIONE MARCVS FAVONIVS FACILIS (MARCO FAVONIO FACILE) DELLA LEGIO XX


PIETRA TOMBALE DEL CENTURIONE MARCVS FAVONIVS FACILIS (MARCO FAVONIO FACILE) DELLA LEGIO XX


MARCVS (Marco) era un centurione che servì nella Legio XX, con sede a CAMVLODVNVM (Colchester). Morì pochi anni dopo l'invasione della Britannia e fu sepolto in un cimitero situato lungo la strada principale per LONDINIVM (Londra). Lo stile di scultura rappresentato dalla lapide si sviluppa nella zona della Renania in Germania, dove la Legio XX era stata in precedenza di stanza.

Iscrizione della lapide

L'iscrizione sulla sua lapide recita:

M(ARCVS) FAVONI(VS) M(ARCI) F(ILIVS) POL(LIA) (TRIBV) FACILIS LEG(IONIS) XX;
VERECVNDVS ET NOVICIVS LIB(ERTI)
POSVERVNT; H(IC) S(ITVS) E(ST)

Trad.

Marco Favonio Facile, figlio di Marco, della tribù Pollia. Centurione della XX legione. Verecundio e Novicos, i suoi liberti, istituirono. Qui egli stà.

La gens Pollia fu un'antichissima famiglia patrizia, esistente già ai tempi di ROMVLVS (Romolo), e probabilmente inclusa nelle cento gentes originarie ricordate dallo storico TITVS LIVIVS (Tito Livio). Secondo Theodor Mommsen l'antichità di questa famiglia si deduce dal fatto che essa diede il nome ad una delle antiche Tribù Rustiche, l'omonima Tribù Pollia.
Poiché in epoca storica si trovano esponenti della Gens Pollia soltanto di ceto plebeo, il Mommsen ritiene che la famiglia patrizia originaria si fosse estinta precocemente, lasciando tuttavia il nome alla propria Tribù, divenuta nel 495 a.C. una delle prime 16 Tribù Rustiche.

Roma Antica secondo Atavistic

Pompei Then and now

Ostia antica e porto di Traiano

sabato 3 novembre 2018

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La Forma Urbis Severiana: All'interno di una delle aule del Tempio della Pace, voluto da Vespasiano e terminato sotto Domiziano, era ospitata una grande pianta marmorea della città

venerdì 2 novembre 2018

ll Tempio di Adriano

ll Tempio di Adriano: ll Tempio di Adriano si trova a Roma, in piazza di Pietra, così chiamata per la presenza dei ruderi dell’edificio, nella regione sacra del Campus Martius.

giovedì 1 novembre 2018

Il misterioso sarcofago di Adriano

Il misterioso sarcofago di Adriano: Certe volte i percorsi della storia si perdono nel mistero, e questo accade anche ai reperti più preziosi che hanno accompagnato le vite dei personaggi

I Lupanari, le case d’appuntamento romane

I Lupanari, le case d’appuntamento romane: Partiamo subito col dire che nell’antica Roma l’esercizio della prostituzione era autorizzato e legale. La prostituzione, infatti, era considerata un fatto del tutto normale. A differenza dei giorni nostri, quindi, la società romana non giudicava negativamente chi decideva di recarsi in un bordello; anche se è risaputo