mercoledì 14 novembre 2018

Ausiliario Romano Dacico


Ausiliario Romano-Dacico  fine II sec.d.C. Regno delle Tre Dacie
54 mm Romeo Models
pittura Francesco Medagli

L’ausiliario  indossa un elmo pesante un elmo pesante in ferro con guarnizioni in bronzo riprodotto sulla base di un originale rinvenuto ad Heddernheim  e conservato a Francoforte; elmo classificato da Russell Robinson come "elmo da cavalleria ausiliaria E”, probabilmente fu utilizzato anche dalla fanteria e, a giudicare dai ritrovamenti, il suo impiego, in diverse varianti, era molto comune. Lo scudo ovale con bordatura in bronzo era tipico della fanteria ausiliaria e della cavalleria,dal III secolo in poi, il suo uso si estese anche alle legioni.La lorica hamata in ferro rimase in uso ad ausiliari e legionari per tutta la durata dell'impero.La cintura presenta placche e pendenti in cuoio borchiati guarniti in ferro, argento o bronzo; il gladio ha guardia e pomolo in legno e impugnatura in osso; il fodero è in legno con guarniture in bronzo. In questo periodo esso appare per le ultime volte prima di essere sostituito dalla più lunga “spatha”. Il soldato indossa la tipica mantella militare romana, detta "paenula" con bottoni sul davanti e cappuccio sul retro, utilizzata indifferentemente da legionari e ausiliari. Le scarpe alte invernali erano in pelle; molti esemplari di scarpe romane, militari e non, sono stati rinvenuti nel fango rappreso in fondo ai pozzi scavati all'interno dei forti romani che, una volta prosciugati venivano utilizzati come discariche. La "falx" catturata al nemico è in ferro con impugnatura in legno.
Nel 193 le truppe della Dacia diedero sostegno all’ esercito di Settimio Severo,
 partecipando anche alla campagna d’Italia, nella lotta per l’ascesa al trono, nei due anni successivi vessillazioni daciche condotte da Tiberio Manlio Fusco parteciparono alla guerra in Oriente contro Pescennio Nigro e, nel 196-197 d.C. truppe della Dacia, dirette da Tiberio Claudio Claudiano, praepositus vexillationum Daciscarum sostennero Settimio Severo in Gallia contro Clodio
Albino. Nel 197 d.C. le guerre civili terminarono e gli eserciti danubiani, precedentemente utilizzati per la campagna partica (si conosce, per questo periodo, una vexillatio Dacorum Parthica) ritornarono alle loro guarnigioni originarie: i soldati che presero parte ai combattimenti, soprattutto quelli che militavano nelle truppe che appoggiarono Settimio Severo, ricevettero grossi donativi. L’imperatore, infatti, aumentò il soldo e prese diversi provvedimenti per il miglioramento della condizione dei militari. Per quanto riguarda la Dacia, durante l’età severiana si registra una sensibile attività edilizia, così come la fondazione di municipi accanto ai castra legionari di Apulum e Potaissa, a
Dierna, Tibiscum, Ampelum e Porolissume la promozione al rango di colonia per Drobeta e Romula. Grazie alla generosità dell’imperatore nei confronti dei
militari e della provincia stessa, la Dacia conobbe un periodo di sviluppo economico e sociale che comportò anche un notevole slancio nella vita artistica e culturale. Nel corso dei primi anni del principato di Caracalla, nel 212-213 d.C., si verificarono dei violenti attacchi da parte dei Daci liberi, dei Carpi e dei Vandali sulla frontiera settentrionale della Dacia: questi conflitti causarono devastazioni in particolare nell’area della Dacia Porolissensis; nel 214 d.C. l’imperatore si recò personalmente in Dacia insieme alla madre Giulia Domna e adottò diverse misure per contrastare le conseguenze dei passaggi dei barbari, trattando con loro a proposito dei confini settentrionali, imponendo regole ed ottenendo la consegna di alcune importanti personalità di queste tribù in ostaggio. Lo scopo della presenza di Caracalla in quest’area dell’impero era anche quello di rafforzare la propria popolarità nell’ambito degli eserciti danubiani, la cui importanza a livello politico e militare era fondamentale.
Gli effetti del soggiorno di Caracalla in Dacia risultano evidenti, oltre che dalle ricostruzioni dei campi militari, dagli investimenti e dai monumenti pubblici, anche dal gran numero di monumenti ed iscrizioni eretti pro salute
dell’imperatore nelle diverse zone della provincia.
Durante il breve regno di Macrino, tra il 217 ed il 218 d.C., i Daci liberi invasero nuovamente, danneggiandola, la parte settentrionale della provincia, probabilmente incoraggiati dall’instabilità della condizione del nuovo imperatore: desiderosi, stando a Cassio Dione, di arrivare ad una guerra contro Roma, desistettero solamente quando l’imperatore consegnò loro gli ostaggi che Caracalla aveva ottenuto poco tempo prima. Con Elagabalo la situazione si mantenne relativamente tranquilla: anche egli adottò una politica di grandi spese per l’esercito e, a dimostrazione dell’importanza dell’elemento militare in quest’area dell’impero, effettuò un viaggio di ispezione nelle province danubiane mentre di ritorno dall’Oriente si dirigeva in Italia.
Successivamente, anche sotto Severo Alessandro la Dacia attraversò un periodo piuttosto tranquillo: alcune iscrizioni, provenienti da diverse zone della Dacia, attestano la relazione dell’esercito con l’imperatore e con la sua famiglia, dando testimonianza più di una manifestazione di devozione che una prova di particolari azioni militari





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