mercoledì 5 maggio 2021

Boudicca regina degli Iceni

BOUDICCA SFIDA ROMA
«Era una donna molto alta e dall'aspetto terrificante. Aveva gli occhi feroci e la voce aspra. Le chiome fulve le ricadevano in gran massa sui fianchi. Quanto all'abbigliamento, indossava invariabilmente una collana d'oro e una tunica variopinta. Il tutto era ricoperto da uno spesso mantello fermato da una spilla. Mentre parlava, teneva stretta una lancia che contribuiva a suscitare terrore in chiunque la guardasse.» In questo modo Cassio Dione Cocceiano ci descrive Boudicca la regina degli Iceni. Dopo la morte nel 60 d.C. del marito Presutago, Roma si impadronì del territorio e delle ricchezze del suo popolo, Boudicca protestò, e per questo venne fustigata e le sue figlie vennero stuprate. 
In quell’anno le forze romane guidate dal proconsole Gaio Svetonio Paolino, erano impegnate a ridimensionare il potere dei druidi dell’isola di Anglesey (Galles del nord), di questo approfittarono prontamente i Liceni e i Trinovanti, che sotto la guida di Boudicca saccheggiarono gli insediamenti romani di Camulodunum (Colchester), Londinium (Londra) e Verulanium (St.Albans). Il comandante romano allora riunì le truppe a disposizione; tutto si risolse in una sola battaglia così descritta da Tacito:” Disponeva ormai Svetonio di un totale di circa diecimila armati. Sceglie un luogo dall'accesso angusto, una gola chiusa alle spalle da una selva, dopo aver accertato la presenza dei nemici solo di fronte, dove s'apriva una piana libera dal rischio di agguati. Si dispongono i legionari in file serrate, con intorno la fanteria leggera e i cavalieri concentrati alle ali. Le truppe dei Britanni invece si muovevano baldanzose, in una mescolanza di orde appiedate e bande di cavalieri, formanti una massa mai vista prima, spavaldi al punto da portare seco le spose, come testimoni della loro vittoria, collocate sui carri disposti lungo il margine esterno della pianura. Boudicca, tenendo su un carro, avanti a sé, le figlie, passava in rassegna le varie tribù: non era insolito - ricordava - per i Britanni combattere sotto la guida di una donna. Neppure Svetonio Paolino taceva in quell'ora decisiva. Pur fiducioso nel valore dei suoi, alternava tuttavia incitamenti e preghiere a non lasciarsi suggestionare da quel frastuono dei barbari e da minacce senza efficacia: si scorgevano infatti più donne che combattenti. Inadatti alla guerra e male armati, non potevano non cedere appena avessero, dopo tante sconfitte subite, riconosciuto il ferro e il valore dei vincitori. Dovevano solo rimanere compatti e poi, dopo il lancio dei giavellotti, continuare, con scudo e spada, ad abbattere e massacrare il nemico, senza pensare alla preda: a vittoria ottenuta, tutto sarebbe finito nelle loro mani. Un grande entusiasmo seguì le parole del comandante. In un primo momento la legione non si mosse, tenendosi nella gola come in un riparo, ma poi, al farsi sotto dei nemici, scaricati tutti i colpi su di loro con lanci precisi, si buttò avanti a forma di cuneo. Altrettanto violenta la carica degli ausiliari; la cavalleria travolse, a lancia in resta, chi si parava davanti a opporre resistenza. Gli altri volsero le spalle in una fuga difficoltosa, perchè i carri disposti attorno avevano sbarrato ogni via di uscita. E i soldati coinvolgevano nel massacro anche le donne, mentre, trafitti dai dardi, anche gli animali contribuivano a far grande il mucchio di cadaveri. La gloria di quel giorno fu splendida, poco meno di ottantamila Britanni uccisi contro circa quattrocento dei nostri caduti e un numero poco superiore di feriti. La ventottenne Boudicca per non cadere nelle mani nemiche pose fine alla propria vita col veleno.
Fonti storiche: 
Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, 62, 2
Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, VII, 14
Tacito Annali XIV, 30,35,36,37

Nessun commento:

Posta un commento