martedì 11 maggio 2021

Quinto Sertorio

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𝐃𝐒 π€π§ππ«πžπš 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐨𝐫𝐧𝐒.
Grande condottiero o avido avventuriero? Quinto Sertorio ha da sempre suscitato pareri discordanti. Se Sallustio e Plutarco lo ammirano, Aulo Gellio lo definisce un illustre e astuto comandante propenso all'imbroglio e alla menzogna. Di origini sabine, Sertorio, nato nel 126 a.C., era figlio di una cugina di Gaio Mario. Affascinato dal celebre parente, studiò da giurista e da oratore per poi arruolarsi nell'esercito. Prese parte alla tragica Battaglia di Arausio (105 a.C.) contro Cimbri e Teutoni, distinguendosi per coraggio, sia in combattimento che nella rocambolesca ritirata in seguito alla disfatta dell'esercito romano. Tre anni dopo nel 102 a.C. era al fianco di Mario nello scontro di Aquae Sextiae; roboante fu la vittoria su Teutoni e Ambroni. Nei successivi 19 anni, Sertorio fu molto attivo in politica, guadagnando cariche e onori. Nel duro confronto tra Mario e Silla, si schierò dalla parte dei sostenitori "populares" del primo. Con la morte di Mario e la definitiva vittoria di Silla, Sertorio fuggì in Spagna (83 a.C.), amministrandola in virtù del suo precedente mandato proconsolare. Nel confronto con le legioni sillane, Sertorio perse a tradimento il fidato Salinatore che difendeva il confine naturale dei Pirenei. Riparò in Mauritania per poi tornare a combattere sul suolo spagnolo, accolto con estremo favore dalle tante popolazioni locali. Per anni, applicando tattiche e strategie della "moderna" guerriglia, tenne in scacco le legioni di Q. Cecilio Metello Pio e di Gneo Pompeo Magno. Spirò nel 72 a.C., probabilmente avvelenato in un banchetto dal suo alleato Marco Perperna Vento. Fiero di aver perso un occhio in combattimento, abile stratega e grandissimo diplomatico, Sertorio contò sull'appoggio delle tribù iberiche, da sempre poco propense alla dominazione romana. Nelle terre da lui amministrate, tentò di importare il modello "Roma" grazie alla formazione di un senato, all'apertura di scuole di retorica e alla costruzione di strade. Gellio ci racconta però, con spirito polemico, un aneddoto legato alla sua figura. Si dice che egli avesse allevato fin da piccolo un cervo bianco, dono di un lusitano. L'animale era considerato sacro a Diana. Sertorio avrebbe sfruttato l'opportunità per far credere ai locali di essere aiutato e consigliato direttamente dalla dea. In tal modo, ribadisce Aulo Gellio, riuscì a far approvare anche le decisioni più dure e impopolari. Andando oltre le critiche, Sertorio era molto rispettato dalle genti iberiche. Ancora oggi in Spagna è considerato una sorta di eroe nazionale. Può essere, a ragione, annoverato tra i migliori condottieri romani di tutti i tempi. Forse da noi non gode di un buon riscontro, pagando lo status di ribelle. Eppure Sertorio non si considerò mai un nemico della Res Publica...

▪️ "Storia romana", G. Geraci e A. Marcone. Le Monnier.
▪️ "Fonti per la Storia romana", G. Geraci e A. Marcone. Le Monnier.
▪️ "I grandi generali di Roma Antica", A. Frediani. Newton & Compton.

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