giovedì 6 maggio 2021

TIFERNUM TIBERINUM antico municipio romano della Valtiberina


TIFERNUM TIBERINUM..
Regio VI Umbria et Ager Gallicus..

“..Mi hai esposto sia i motivi privati, che sono molti, sia tutti gli altri di interesse pubblico a sostegno della tua domanda di congedo: mi sarebbe bastato anche solo il tuo desiderio.." (lett.9)

L' imperatore  Traiano a Plinio il Giovane  che gli chiede un mese di congedo per poter occuparsi della sua tenuta a Tiferno Tiberino (oggi Città di Castello in Umbria)

Su Città di Castello,  sento il bisogno di scrivere una piccola premessa. 

Tutti i folignati sentono di avere una forte affinità con i tifernati (cast'lèni). Ne parlano sempre con grande simpatia. In effetti, ternani e tifernati sono secondo me  gli umbri meno arcigni e riservati, lontani dai bronci e dalle conventicole perugine, dal costante sarcasmo folignate e spoletino, dalle terribili asprezze appenniniche. 
Foligno e Città di castello sono probabilmente le due città più padane dell'Umbria; entrambe in pianura, entrambe operose (come si diceva una volta), entrambe discrete. In entrambe abbondano i cognomi romagnoli e marchigiani; si guarda all'Adriatico, anche se Arezzo e Perugia ricordano ad entrambe che la condivisione dei destini tirrenici è inevitabile. 

Si sarebbe portati a credere che Città di Castello non si senta Umbra; ma non condivido questa ipotesi. Nella sala del Consiglio Comunale c'è una bella statua di donna, forte, prosperosa, sicura di sè: raffigura l'Umbria. Una Umbria che senza il suo estremo nordico, aperto e cordiale non sarebbe assolutamente la stessa.   

Veniamo adesso alla Città di Castello umbra: Tifernum Tiberinum. Il nome di Castrum Felicitatis risale alla tarda antichità. Non si deve credere, d'altra parte, che la parola Tifernum derivi dal nome latino del Tevere "Tibur"; è invece un toponimo di incerta origine, molto comune in tutte le aree abitate dai popoli di lingua osco-umbra. Possiamo citare Tifernum Metaurense (S.Angelo in Vado) ed un'altra Tifernum, addirittura nel Sannio, di incerta collocazione.  

Le prime capanne su palafitte vennero costruite su isolotti del lago Tiberino, che già intorno al IX-X sec. a.C. stava ritirandosi.  

Il ritrovamento protostorico più importante è quello di Riosecco, ma frequentazioni umane sono attestate già in epoca neolitica. L’abitato era esteso oltre un ettaro, dotato di grandi edifici rettangolari con alzato ligneo. I materiali restituiti da alcuni scavi  possono essere datati dalla fine dell’VIII sec. a.C. al VI sec. a.C.; e nei dintorni, quali Trestina, Lerchi e Fabrecce, ne sono emersi altri risalenti al IX, X secolo. Viene tra l'altro rilevata, in base all'esistenza di un tempio che si trovava a Tifernum e dedicato a Venere vincitrice, la possibilità che vi fosse un porto sul Tevere, dato che in Umbria era frequente il legame fra divinità femminili guerriere e i porti fluviali.

Nel VII secolo a.C. circa la città, come del resto tutta l’Umbria cominciò ad avere scambi commerciali con il popolo degli Etruschi che erano penetrati fino alla sponda destra del Tevere. 
Purtroppo, sembra da recenti ritrovamenti archeologici che i vicini non si limitarono a commerciare, distruggendo la città ed occupando il suo territorio nel corso del VI sec. a.C; momento in cui conquistarono le colline alla riva  sinistra del Tevere, fino a Perugia. 

E' incerta la data in cui Tifernum entrò nell'orbita romana; probabilmente insieme a Sarsina, dopo la vittoria romana contro di essa, nel 266 a.C. 

Dal I secolo a.C. divenne municipio romano, di cui patrono più illustre fu Gaio Plinio Cecilio Secondo detto Plinio il Giovane, il quale, secondo quanto affermato in una sua lettera, fece erigere un tempio, ultimato nel 103 o 104 d. C., di cui non si conosce la collocazione. Certamente la gens Plinia possedeva vasti latifondi nelle vicinanze della città ed una villa è più volte ricordata dallo stesso Plinio il Giovane nelle sue lettere; gli scavi operati in località Santa Fiora, nel Comune di San Giustino,condotti dall'Università degli Studi di Perugia in collaborazione con l'Università di Alicante, hanno permesso di individuare la collocazione della villa di Plinio il Giovane. 

Le presenze archeologiche interne all’era urbana sono concentrate in un’area ristretta e con un’organizzazione topografica ben definita, delimitata dall’odierno Corso Vittorio Emanuele, forse l’antico cardo maximus. Lo scavo ha restituito due epigrafi e una base di statua rinvenute tra il muro in opera reticolata e l’ingresso all’arena. Le iscrizioni sono dedicate a Caio Palio e Caio Tussidio Marciano, magistrati appartenenti alla tribù Clustumina, tribù dominante per gli abitanti di Tifernum Tiberinum ed alla quale furono iscritte, dopo la guerra sociale, moltissime città umbre;

Grazie ai recenti rinvenimenti all’interno dell’area urbana tra le attuali vie G. Oberdan, Borgo Farinario e  delle Santucce (la cosiddetta  area ex F.A.T.), il centro antico ha assunto connotati più precisi. La struttura recentemente scoperta ha una forma ellissoidale definita da due muri in opera a sacco, divisi da un'intercapedine, e con il paramento esterno in opera vittata. I confronti più vicini per la struttura ellittica rientrano nella categoria delle palestre e soprattutto degli anfiteatri, anche se è evidente come in questo caso manchino gli elementi strutturali di sostegno della cavea, ma non sembra inverosimile ipotizzare che l'impianto utilizzasse il terrapieno naturale. Tipologicamente l'impianto anfiteatrale potrebbe essere avvicinato ai tipi cosiddetti "provinciali", privi dell'elevato tipico, con arena scavata e cavea che poggia in parte su un'elevazione naturale e in parte costruita a terrapieno frazionato. La datazione di questo edificio che era comunque adibito a spettacoli può essere fissata nel I sec. d.C. L’anfiteatro è quindi il primo rinvenimento di carattere urbanistico riferibile ad una zona pubblica di Tifernum Tiberinum, ubicato in un’area, il quartiere Mattonata, dove sono concentrate le principali evidenze archeologiche in particolare i pavimenti a mosaico, riferibili probabilmente a domus. Il sistema di canalizzazione, che attraversa tutta la zona e taglia in due casi anche le strutture murarie, fa supporre l'esistenza di terme. 
In alcune abitazioni private si possono invece vedere  mosaici di epoca romana.

Nel Palazzo comunale sono custodite alcune iscrizioni romane, fra cui questa:

Lucius Vennius Sabinus, cum 
Efficace filio, fontem et 
conceptum aquae, suis 
terminis usque ad kaput, 
formae publicae 
Tifernatibus Tiberinis 
dono dedit
(Terme di Fontecchio)

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